Cesena, in 800 in piazza per dire «stop al genocidio e Palestina libera»

Circa 800 persone che si sono strette stasera in piazza del Popolo, aderendo alla mobilitazione “L’ultimo giorno di Gaza”, per denunciare il genocidio in corso in Palestina e chiedere di fermare Israele. Non è la prima manifestazione di questo genere organizzata a Cesena, ma finora è stata senz’altro quella più partecipata. In apertura, la lettura della poesia ormai celebre di Refaat Alareer, intellettuale e poeta palestinese, ucciso nella Striscia il 6 dicembre 2023: quella del «se dovessi morire, fai che io sia un racconto». In chiusura, un minuto di «rumore», fatto scuotendo per aria le chiavi e fischiando, culminato nel coro «Palestina libera». In mezzo, una dozzina di interventi, tra cui quello di un palestinese, contestato da parecchi dei manifestanti quando ha giustificato le uccisioni e il rapimento di civili israeliani compiuto il 7 ottobre 2023, definendoli «un atto di resistenza». Molte le bandiere, anche di partito, ma soprattutto quelle arcobaleno della pace e a fare da sfondo agli oratori quella della Palestina e la scritta “restiamo umani”. Le oltre 20 realtà promotrici hanno lanciato messaggi netti: «quello che sta facendo Israele è un intollerabile genocidio e non è iniziato un anno e mezzo fa; va bloccato con azioni decise, incluso il boicottaggio, oltre all’interruzione delle forniture di armi, e invece l’Europa è complice degli oppressori; essere antisionisti non significa essere antisemiti; l’Italia deve lanciare un segnale forte, riconoscendo lo Stato di Palestina». Degna di nota anche la lettura di uno scritto di Mariangela Gualtieri, schierata con i palestinesi senza se e senza ma.

La manifestazione era stata preceduta da critiche aspre di due noti esponenti politici locali, in difesa di Israele: Antonella Celletti (Lega ) e Luigi Di Placido (Liberaldemocratici). La prima aveva sostenuto che in piazza non sarebbero andati pacifisti ma «odiatori degli ebrei, che vorrebbero la cancellazione di Israele e del suo popolo dalla cartina geografica e nemici dell’Occidente e della democrazia», addossando tutte le colpe ad Hamas.

Anche il secondo aveva rimproverato ai manifestanti di non condannare Hamas, di non avere per gli ucraini la stessa attenzione e di «osteggiare l’idea di un’Europa forte». Inoltre, aveva affermato che «la soluzione dei due popoli e dei due stati è impossibile con chi nega la tua esistenza» e lanciato frecciate per il fatto che tra gli organizzatori c’erano anche gruppi Lbtq+, che «a Gaza farebbero una brutta fine».

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