Cesena, in 1500 in piazza per dire “Stop al genocidio”







Una piazza organizzata dal basso, «quasi improvvisata» a cui hanno risposto quasi 1500 persone. Una piazza come non se ne vedevano da tempo a Cesena. Trasversale e ampia. Piazza della Libertà si è riempita fino al corso di donne, uomini bambini e bambine senza che dietro ci fosse la struttura e la capacità organizzativa di partiti o sindacati. Manifestazione che è stata la risposta collettiva di chi diverso per età, provenienza e militanza ha sentito l’urgenza di esserci per dire “basta al genocidio” in corso a Gaza e in Cisgiordania. Per chiedere che lo stato italiano riconosca lo stato di Palestina, smetta di vendere armi allo stato di Israele e smetta di rendersi complice del massacro del popolo palestinese.
Alle 17 una cinquantina di macchine sono partite in corteo con Cesena per Gaza. L’appuntamento in piazza era alle 18, nel mezzo uno scroscio d’acqua ha fatto temere una scarsa partecipazione, ma presto è uscito un timido sole nonostante il cielo plumbeo e la piazza, dove era stata allestita anche un’installazione con sagome di bambini fatta in cartone e realizzata nell’ambito di un laboratorio scolastico, ha cominciato a riempirsi.
A dare voce alla piazza un microfono attaccato a una cassa sistemata su una sedia, che non bastava di fronte a tanta folla ma è quello che nel poco tempo a disposizione si è riusciti a trovare. A susseguirsi al microfono associazioni e cittadini che senza loghi e appartenenze hanno portato la loro testimonianza e la loro indignazione. Dalle parole di Gianni Rodari contro la guerra («Così banali che le capisce anche un bambino, ma non il nostro governo») al racconto drammatico di una mamma di Gaza e della missione diventata impossibile di fare il pane per i suoi figli. E ancora il sostegno alla Global Sumud Flottilla e la denuncia di quello che avviene nei territori occupati della Palestina dove la pulizia etnica è in corso da decenni ed è in corso «un genocidio al rallentatore».
Tra un coro “Palestina libera” e un “Siamo tutti antifascisti” il racconto di una giornata di scioperi di manifestazioni che hanno riempito le piazze bloccato strade e porti, come quello di Ravenna dove appena qualche giorno fa lavoratori e istituzioni sono riusciti a bloccare un container di armi destinato a Israele. E intervento dopo intervento cresce la consapevolezza: «L’importanza di agire collettivamente, di ritrovarci uniti in piazza, perché è solo insieme che possiamo provare a cambiare le cose».