Cesena, il vecchio acquedotto dismesso cerca una nuova vita

Nel 1849 era già documentata la presenza a Ponte Abbadesse della cisterna e quindi esisteva da prima. D’altronde, l’acquedotto cesenate a cui era collegata risale al Rinascimento, quando fu costruito per alimentare alcune fontane fra cui la fontana Masini. Probabilmente il fabbricato sorto sopra che esiste tuttora fu invece costruito verso fine Ottocento. Dopodiché il vecchio acquedotto fu chiuso attorno al 1925, quando si realizzò quello nuovo in zona ippodromo. Durante la seconda guerra mondiale venne minato e così si decise di riattivare l’acquedotto di Ponte Abbadesse, ma restò in funzione solo per 50 giorni, perché lo si dovette richiudere per l’insalubrità delle acque.

Adesso il fabbricato a pianta ottagonale che è testimone di questa lunga storia, ancora in piedi in via Sorrivoli 33 (incluso il serbatoio sotto terra, a cui si accede attraverso una botola), ma in disuso da tanto tempo e quindi in condizioni di degrado, prova a rinascere a nuova vita. Non è la prima volta che il Comune cerca di trovare un privato che abbia voglia di investirci sopra. A impreziosirlo, oltre al suo passato affascinante, c’è una corte esterna con 6 grandi lecci e un albero più piccolo. Ma se qualcuno si farà avanti, dovrà fare i conti col fatto che è vincolato dalla Soprintendenza, per il suo valore storico-architettonico. Anche la forma non è ottimale per alcune attività, visto che la volta a spicchi supera i 4 metri nel punto più alto ma i corpi secondari della struttura non vanno oltre i 190 centimetri. Non ci sono inoltre impianti a norma. E le superfici disponibili sono piuttosto ridotte: quella fondiaria è di 186 metri quadrati, quella catastale di 52.

C’è però la possibilità di assicurarsene la gestione per una durata di 20 anni, pagando un canone simbolico (249 euro), se non ci saranno offerte al rialzo rispetto a quello che è stato fissato come base sotto cui non scendere. E tutti i proventi derivanti dalla gestione di quell’immobile, una volta recuperato e rifunzionalizzato, spetterebbero al concessionario.

Gli usi possibili sono i seguenti: attività culturali, uffici pubblici, attività sociali, pubblico esercizio.

Nella seconda metà del Novecento quell’immobile fu utilizzato per un po’ di tempo, prima come luogo di ritrovo e poi come chiosco per la preparazione di alimenti, piadina, crescioni e trippa, prevalentemente da asporto.

Questa è la cornice essenziale dell’avviso pubblico che l’amministrazione comunale ha deciso di lanciare, dopo che un tentativo analogo, in un “pacchetto” che includeva anche l’ex mulino di Serravalle, e l’ex lazzaretto, fece cilecca a fine 2024.

Chi fosse interessato deve fare la propria offerta entro le ore 13 del 28 novembre, prenotando entro il 10 dello stesso mese il sopralluogo, che verrebbe poi effettuato dieci giorni dopo.

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