Cesena, il drone antincendio inventato da Fioravanti diventa reale in Cina




Sono passati ormai 7 anni da quando ebbe l’idea di progettare un “dronecottero” per spegnere gli incendi. Un «veicolo volante teleguidabile a distanza e munito di un serbatoio per buttare acqua o liquido estinguente sopra le fiamme, senza mettere a repentaglio l’incolumità dei vigili del fuoco». Il tutto in modo più veloce e più efficace rispetto ai mezzi tradizionali, soprattutto in caso di necessità di interventi in cima a grattacieli o comunque edifici alti. Ora quella trovata che l’inventore cesenate Paolo Fioravanti aveva illustrato anche con disegni e anche assemblando un modellino , come mostrato a fine 2017 dal “Corriere Romagna”, è diventata realtà in Cina. È stato infatti testato di recente nella città di Yunfu qualcosa di molto simile, prodotto dalla società “Ehang Industries”, divulgato sulla rivista “Domus” e visibile anche sul web. Si chiama “Model E Hang 216 F” e Fioravanti fa notare che ha tanti punti di contatto col “Firedrone” che lui aveva ideato e poi, negli ultimi giorni del 2017, registrato come brevetto. L’inventore cesenate si sente gratificato dal fatto che dall’altra parte del mondo è diventata realtà la sua idea. Riferisce di non avere intenzione di rivendicare diritti nei confronti del colosso cinese, anche perché - ricorda con un pizzico di amarezza - in occasione di altre tante sue invenzioni ha toccato con mano che «un piccolo Archimede di provincia viene snobbato». Però invita chi fosse interessato ad approfondire la cosa, anche per pianificare produzioni, a prendere contatto con lui e col suo studio “Quid novi design”, alla mail paolofioravanti57.qnd@gmail.com.
Fioravanti riepiloga i punti chiave della sua invenzione: «Il concetto è semplice. Si tratta di munire un drone con 12 motori elettrici nella versione più potenziata (quello cinese ne ha 8, ndr) di un sebatoio capace di contenere 200-250 chili di liquido estinguente per il fuoco, da versare o aprendo il contenitore e versandone in contenuto tutto in una volta o con idrogetto a spruzzo. Tra i vari vantaggi che ha un veicolo del genere c’è quello di occupare poco spazio, arrivare ovunque senza ostacoli e soprattutto non esporre uomini a rischi, perché restano a distanza, cosa particolarmente utile quando c’è il rischio della presenza di gas tossici nel punto dell’incendio. Inoltre, una autoscala tradizionale dei vigili del fuoco riesce ad arrivare a non più di 60-70 metri d’altezza, mentre il mio drone antincendio permetterebbe di intervenire a quote ben più alte, e quindi alche in torri e grattacieli. Penso, per esempio, a quanto avrebbe potuto essere d’aiuto durante l’incendio a Notre Dame».