Cesena, il Covid galoppa, scuole in odor di chiusura

La curva dei contagi da Covid nel Cesenate sta salendo vertiginosamente e in modo inatteso. Fino a quattro o cinque giorni fa la situazione non era particolarmente allarmante. Poi, all’improvviso, il numero di infezioni è diventato dilagante. Anche gli esperti sono sconcertati e ritengono che l’unica spiegazione per una simile esplosione sia la rapida diffusione della cosiddetta variante inglese, molto più contagiosa rispetto a quella originaria. A questo punto, si teme il peggio. È quindi estremamente concreto il rischio di un imminente passaggio alla “zona arancione scuro”. E fin dall’inizio della settimana entrante scatterà probabilmente la chiusura di tutte le scuole, con la sola eccezione dei nidi e delle materne. Ma, al di là del ritorno alla didattica a distanza, non si possono escludere restrizioni anche di altra natura.
È questo, a grandi linee, il quadro tracciato dal sindaco cesenate Enzo Lattuca. Premette che le decisioni sull’inasprimento delle misure per arginare la nuova ondata di infezioni spetta alla Regione. Ma il tono della sua voce non è mai stato così preoccupato, neppure nei momenti peggiori della pandemia.
D’altronde, ieri nei 15 comuni del Cesenate c’è stato un quasi record decisamente non invidiabile: 172 nuovi contagi registrati nell’arco delle ultime ventiquattr’ore monitorate.
«Non possiamo lasciare andare avanti questa tendenza, che rischia di diventare travolgente e difficilmente controllabile - è la riflessione allarmata di Lattuca - A parte l’area dell’Alto Savio, che è meno colpita, il numero di contagi nel territorio cesenate negli ultimi giorni è schizzato all’insù in misura inquietante. Serve la massima tempestività, non si può cincischiare. Perciò sono costantemente in contatto con gli altri sindaci romagnoli e con la Regione e la possibilità che domani (oggi per chi legge, ndr) sia l’ultimo giorno di scuola in presenza, tranne per la fascia d’età 0-6 anni, è elevata. Per fortuna, l’ospedale Bufalini non è ancora sotto pressione: il numero di ricoverati per Covid è per il momento gestibile (ieri erano 85 i letti occupati, mentre nel picco della pandemia si arrivò a circa 110, andando vicinissimi all’esaurimento, ndr). Però l’esperienza ci insegna che l’ospedalizzazione arriva quasi automaticamente, a scoppio ritardato, quando salgono i contagi, e stanno salendo davvero tanto. Quindi c’è il pericolo che il Bufalini vada in difficoltà tra alcuni giorni e non possiamo permetterlo. Stiamo già vedendo la situazione ancora più drammatica che si sta delineando a Bologna e nell’hinterland, zona di Imola compresa».
Un dato consolante è che «le coperture vaccinali alle persone più anziane e ad altre categorie a rischio sono a buon punto e questo dovrebbe contenere i casi di infezioni in forma più pericolosa». Proprio per questo il sindaco insiste sul fatto che c’è da vincere «una battaglia contro il tempo» e ribadisce: «È fondamentale che arrivino in quantità abbondante e con un flusso continuo le forniture di vaccini, perché il nostro sistema sanitario ha già dimostrato di essere ben organizzato per procedere a ritmi molto maggiori di quelli che stiamo tenendo ora se ci sono le dosi disponibili». Però - avverte - «non facciamoci distrarre da ipotesi come l’autoproduzione nazionale dei vaccini, che non risolverebbero il problema che abbiamo adesso e che va affrontato adesso, perché servirebbero almeno 6 mesi per essere pronti a distribuire dosi fatte in Italia».