Cesena, i nuovi ticket danno un colpo agli acquisti di farmaci

Cesena

La segnalazione avanzata settimane fa dal capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Pietro Vignali per cui in Emilia-Romagna le vendite di medicinali sarebbero «crollate di 1 milione e 130mila confezioni», pari a -6,6%, e le ricette sarebbero «diminuite di 754.700 unità», ossia il -7%, trova riscontro fra gli addetti ai lavori e questi drastici cali non risparmiano la Romagna. «La riduzione del consumo di farmaci c’è stata e continuiamo a registrarla», ammette Alberto Lattuneddu, presidente di Federfarma Forlì-Cesena. Come i 104 colleghi del territorio associati all’ente che dirige, percepisce un’accresciuta «presa di coscienza sul farmaco da parte della clientela». Spiega: «L’introduzione del ticket ha inciso sulle prescrizioni, sul numero di ricette presentate al banco e sul consumo di medicine. Il cittadino ancora si stupisce del nuovo contributo. Possiamo spiegarglielo in tutti i modi che è stato introdotto per fronteggiare l’aumento della spesa farmaceutica, per consentire l’immissione nel sistema di farmaci innovativi e per l’invecchiamento della popolazione, ma per lui resta una tassa».

Dall’imposizione economica rimangono escluse le tradizionali fasce di esenzione: pazienti oncologici e cronici, indigenti, disoccupati. Sono colpite di più le fasce di reddito medio-basse. «Il ticket – afferma Lattuneddu – incide maggiormente su chi se la cava, ma non naviga nell’oro. E la consapevolezza che con l’avanzare dell’età potrebbero avere più necessità di curarsi non aiuta. L’anziano abituato da anni a ritirare gratis un farmaco, oggi, quando scopre che deve pagare dai 2 ai 4 euro ci pensa. Perché a lungo andare per lui potrebbe diventare un peso. Il disagio economico può portare a conseguenze ineluttabili tanto per i pazienti, quanto per la società».

L’altra faccia della medaglia è il cambiamento di abitudini negli acquisti. «I clienti si stanno accorgendo che spesso gli conviene acquistare i farmaci a pagamento, perché con la prescrizione del medico di base il ticket comporterebbe una maggiorazione del prezzo. Ci sono farmaci originali che costano meno dei 4 euro di ticket».

Anche le modalità dell’introduzione della misura non agevolano la sua comprensione: «Il ticket è arrivato al momento dell’insediamento della nuova Giunta regionale, facendo leva sul fatto che lo status quo sarebbe stato digerito negli anni. Sarà anche una richiesta finalizzata a mantenere il livello della salute pubblica per fronteggiare una situazione economica critica della Regione, ma quando metti le mani in tasca agli italiani anche le eccellenze perdono rilevanza».

Non può mancare il tradizionale «controsenso burocratico», come lo definisce: «Nei punti distribuzione dell’Ausl il ticket non viene pagato. Non è corretto. Se la Regione inserisce una tassa perché ritiene che chi ha di più debba dare di più per il bene comune, dovrebbe, altresì, al proprio interno far pagare il medesimo ticket quando è possibile».

Il presidente regionale di Federfarma

La riforma dei ticket ha stabilito per i medicinali di classe A, storicamente a carico del Sistema Sanitario Regionale, un contributo di 2,20 euro a confezione. Fino a un massimo di 4 euro per ricetta. «Come tutte le compartecipazioni anche l’introduzione del ticket sui farmaci ha contribuito al calo della vendita dei prodotti sulla quale è richiesta – dichiara il presidente di Federfarma Emilia-Romagna, Achille Gallina Toschi –. Soprattutto per chi deve acquistare più farmaci insieme e non gode di alcuna esenzione». Secondo le stime di Federfarma, la contribuzione ora a carico dei cittadini «pesa il 10% sugli incassi delle farmacie private – indica il dirigente della federazione, che in regione conta 1.186 farmacie private associate –. Come farmacisti riscontriamo che il ticket, su parte della clientela, sta avendo un effetto deterrente dall’approvvigionamento di farmaci». Con la precisazione che «le terapie fondamentali, al momento, sembrano proseguire; ma quelle meno importanti vengono interrotte o rimandate». Alla manovra che ha inserito il ticket sanitario per garantire il risanamento del bilancio e il mantenimento dei livelli di assistenza del Servizio sanitario regionale, come già spiegato dal presidente regionale De Pascale, si aggiunge un percorso di «rivalutazione delle terapie – ricorda Gallina Toschi –. Certe categorie di farmaci, come gli inibitori di pompa protonica o la vitamina D, verso cui c’è sempre stata un’elevata prescrizione, sono stati oggetto di analisi mirate da parte della Regione e dei medici per capire se i singoli casi rientrassero nelle categorie di esenzione o se dovessero passare a carico del cittadino. Anche in un’ottica di regolamentazione delle prescrizioni stesse». Stesso iter per diversi esami diagnostici che non possono più essere prescritti dai medici di base, ma solo dagli specialisti. Con risvolti contrapposti: da un lato, «si evitano del tutto o quantomeno la ripetizione frequente di alcuni esami»; dall’altro , «come riscontriamo dai nostri servizi di prenotazioni al Cup, c’è un netto aumento delle liste di attesa». Quanto alla distribuzione diretta nelle farmacie ospedaliere, Gallina Toschi è fiducioso: «Ci è stato assicurato che si manterrà entro certi limiti. Verrà mantenuta la gratuità del primo ciclo di terapia farmacologica post dimissioni o a seguito di visite specialistiche che riscontrino patologie gravi. Se poi ci fossero altre azioni di consegna di medicinali senza ticket a chi dovrebbe pagarlo, posto che non potremmo saperlo, saremmo davanti a un danno erariale».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui