Cesena, guerra in Ucraina: scuole e studenti si mobilitano in tanti modi

La guerra in Ucraina è entrata dentro le scuole cesenati, come non capitava più da decenni, nonostante non siano nel frattempo mancati altri conflitti dirompenti. Lo ha fatto sotto forma di riflessioni su cause e prospettive e iniziative concrete a favore della pace e a sostegno delle vittime. In questi giorni, in varie scuole superiori si sta ragionando e discutendo di quanti sta accadendo, anche con l’ausilio di esperti. E ci si sta anche attivando per prestare soccorso al popolo ucraino.
Colletta al “Pascal Comandini”
Tra le iniziative di aiuto materiale spicca quella messa in campo dall’Istituto “Pascal Comandini”. Fino a martedì 8 marzo, in entrambe le sedi scolastiche, si potranno portare alimenti e prodotti per medicazione e igiene personale. Poi si vedrà come portare avanti questo impegno. La lista dei prodotti che si chiede di donare per alleviare le sofferenze dei cittadini ucraini è la seguente: barrette energetiche, frutta secca, cibi in scatola come tonno e legumi, o di lunga conservazione come cracker, biscotti e cereali; set riutilizzabili di piatti, bicchieri e posate; garze, bende, sterili e cerotti; spazzolini, dentifricio, assorbenti, disinfettante, alcol, mascherine, salviette di carta usa e getta, guanti.
Solidarietà dal “Monti”
Un altro gesto di solidarietà è stato fatto dagli studenti della classe 3ª De del liceo “Monti”, che hanno voluto toccare con mano la raccolta di materiale destinato allo stesso scopo che la comunità ucraina sta facendo al negozio “Smak” di via Mura Barriera Ponente. Fin dai primi giorni è diventato il fulcro di questa attività e un gruppo di studenti e studentesse ha voluto aggiungere propri prodotti agli scatoloni stracolmi. «Quando siamo arrivati - commentano - vedere l’emozione della donna che ci ha ricevuti ha reso tutti più consapevoli del bel gesto che stavamo facendo e ci ha reso più uniti, più umani».
Informazioni e riflessioni
In quella stessa scuola, sul versante delle iniziative organizzate per sapere cosa sta accadendo, partendo dalle origini e discutendo sugli scenari futuri, è stato organizzato un incontro con Mikhail Minakov, grande esperto delle vicende ucraine e filosofo e analista politico. Si è tenuto in videoconferenza e vi hanno partecipato una ventina di classi. L’insegnante Daniela Romanelli osserva che gli studenti che vi hanno preso parte si sono dimostrati «molto interessati, tanto che alcuni hanno continuato il dibattito con i docenti anche dopo la conferenza».
L’impegno studentesco
Un’allieva del liceo “Righi” conferma che «questa guerra ci ha colpito tutti nel profondo. Anche chi di solito non era interessato a questi argomenti ha una gran voglia di informarsi, di discutere, di provare a fare qualcosa per dare una mano a chi è sotto le bombe. Speriamo che questa attenzione e questa sensibilità durino anche quando sarà finita questa maledetta guerra, perché ce ne sarebbe bisogno».
“Alpi” vicino agli amici bombardati
I primi a fare sentire la loro vicinanza ai coetanei ucraini, appena scoppiata la guerra, erano stati i ragazzi e le ragazze della classe 3ª G del liceo “Alpi”. Nell’ambito di un progetto Ptcpo (sigla che sta per percorso per le competenze trasversali e per l'orientamento, erede dell’alternanza scuola-lavoro) sono infatti in contatto con studenti di una scuola situata in un’area sottoposta a bombardamenti. Hanno perciò voluto fare sentire il loro affetto incollando su un cartellone colorati messaggi di solidarietà, scritti anche in cirillico.
Messaggi di pace
Dal canto loro, le istituzioni scolastiche, raccogliendo l’appello lanciato dal ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, hanno lanciato segnali visibili di apertura alla vicenda ucraina, e più in generale di riflessione sui temi della pace. In particolare, un po’ su tutti i siti scolastici, campeggia sulle homepage il richiamo all’articolo 11 della Costituzione, quello che sottolinea che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Un buon punto di partenza per opporre a violenze e conflitti una nuova cultura di pace e cooperazione. Una cultura che deve tornare al centro negli ambienti educativi, per fare crescere tra le nuove generazioni cittadini informati e consapevoli, pronti alla partecipazione civica, capaci di guardare a quanto accade in tutto il mondo, liberi e aperti al dialogo e alla cooperazione.