Cesena, Giangrandi apre una sede elettorale e sfida gli avversari su casa, ambiente, cultura e quartieri

La coalizione che sostiene la candidatura a sindaco di Marco Giangrandi ha trovato una propria casa elettorale in pieno centro e inizia a mettere a fuoco i primi programmi.

Al numero civico 25 di corso Mazzini le liste civiche Cesena siamo noi e Cambiamo e Italia Viva hanno aperto una sede. Vorrebbero mantenerla anche dopo il voto di giugno, soprattutto in vista delle elezioni di quartiere previste nel 2025, ma lo stesso Giangrandi avvisa che bisognerà valutare se è uno sforzo economico sostenibile.

Intanto, gli esponenti di punta dell’alleanza a tre iniziano a presentare alcune idee in fase di elaborazione. L’aspirante sindaco si concentra sul diritto alla casa, prendendo un impegno: «In città ci sono 4mila alloggi inutilizzati ed entro 10 anni ne voglio convertire in abitati almeno il 10%. Sarà tra le 5 priorità del programma che presenteremo». Un secondo punto su cui promette una svolta è la sicurezza, «non solo quella contro la microcriminalità ma quella del territorio, che l’alluvione ha dimostrato quanto sia fragile, e per il quale sono necessari non solo interventi del Comune ma le giuste critiche e sollecitazioni agli altri competenti».

Nelle file di Cambiamo, Andrea Rossi, dopo avere rivendicato che lui e gli altri sostenitori di Giangrandi «non sono legati alle poltrone, perché se avessimo guardato agli interessi personali sarebbe stato più conveniente fare altre scelte», anticipa l’intenzione di lavorare alla creazione di «un distretto della felicità, che ha a che fare con diversi aspetti, come la famiglia e l’identità di genere». Luigi Di Placido segnala invece che «da troppo tempo non si insediano in città imprese importanti, che preferiscono comuni limitrofi» e ne dà la colpa alla «assenza di strumenti urbanistici e di politiche del commercio in grado di favorirne l’arrivo, che è l’unico modo per creare ricchezza».

Denis Parise (Cesena siamo noi) bacchetta l’amministrazione uscente sul fronte “green”: dice che «va sviluppata una cultura dell’ambiente, che non può fondarsi sulla logica delle compensazioni, come i 950mila euro che prenderà il Comune di Cesena per fare passare sul suo territorio il metanodotto di Snam»; sostiene che «si possono fare boschi urbani con molti meno soldi di quelli che si stanno spendendo»; lamenta che «nelle nuove piazze non si sono piantati alberi». Poi chiede di realizzare «una casa di vetro, magari alla ex Pescheria, dove i cittadini possano vedere i progetti comunali e discuterne».

Per Italia Viva, Annalia Bianchi e Tommaso Pirini insistono sulla necessità di arrivare agli Stati Uniti d’Europa, mentre sul piano locale si concentrano su cultura e quartieri. Lei suggerisce un «nuovo modello di cultura, con i cittadini chiamati non solo a fruire di eventi ma a produrli, valorizzando spazi come la rocca, usata oggi al 10% delle sue potenzialità» e cercando «canali di finanziamento differenti, come il fundraising, concedendo benefici fiscali ai mecenati privati». Pirini punta a rilanciare i Quartieri, che «sono stati ridotti a organizzatori di piccoli eventi e a megafono dell’amministrazione comunale, e invece devono tornare a fare politica, con proposte dal basso».

Ma quanti voti si aspetta di ottenere Giangrandi? Lui non si sbilancia, ma sfodera una battuta: «Questa è come una partita tra Cesena e Real Madrid e noi siamo il Cesena, ma io non gioco mai per perdere».

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