Cesena, gasdotto Snam: il fronte del no incalza la politica su 5 punti, in vista del voto

Cesena
  • 04 novembre 2024

Cinque domande sul mega metanodotto Sestino-Minerbio in fase di costruzione, rivolte a tutti i candidati alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, così come in Umbria, entrambe in programma il 17 e 18 novembre. A farle è il Coordinamento No Gasdotto Snam, di cui la cesenate Marta Garaffoni, in corsa per il Consiglio regionale nella lista Alleanza Verdi Sinistra, è una battagliera attivista. Si è presa a cuore la questione, per l’amore che ha per la natura e per il sogno di una società meno soggiogata ai poteri economici ma anche perché ne è stata direttamente toccata assieme al marito. L’abitazione dove vivono a Provezza, circondata da un bosco con centinaia di alberi e diventata rifugio per 90 animali domestici e da cortile, sta infatti per essere attraversata dall’opera contestata.

A tutti i rappresentanti politici, di qualunque colore, il Coordinamento No Gasdotto Snam chiede innanzitutto se sono «favorevoli o contrari alla Rete Adriatica Snam, metanodotto di trasporto destinato a servire il nord Europa». La seconda domanda riguarda la necessità di coinvolgere le popolazioni interessate. Un terzo quesito riguarda «la sismicità dell’area», vista come «un grave ostacolo alla realizzazione ed al corretto funzionamento di questa infrastruttura». La quarta domanda ha a che fare con i noti recenti disastri che hanno colpito la Romagna: «Ritenete che i dissesti idrogeologici che l’opera comporterà attraversando zone alluvionali giustifichino il suo rifiuto?». Infine, si invita a chiedersi «se il progetto di Snam comporti un aumento della tensione internazionale e che ruolo abbia nei conflitti attualmente in atto».

La lista delle criticità

In un lungo documento vengono elencate quelle considerate numerose criticità del gasdotto che partendo da Sulmona attraversa l’ Italia per 687 km, con tubi di 1,22 metri di diametro e fa parte di una «rete internazionale di gasdotti lunga quasi 3.500 km e che ha un costo stimato in 45 miliardi di dollari». Il Coordinamento anti-metanodotto non capisce, prima di tutto, l’utilità dell’opera, osservando che le attuali pipeline italiane «sono già in grado di assorbire 111 miliardi di metri cubi di metano, a fronte dei 63 miliardi consumati». Poi fa notare l’impatto ambientale dell’intervento, in quanto si vanno a scavare trincee e si fanno muovere mezzi di cantiere in territori da una parte pregiati e dall’altra parte fragili, come quelli sull’Appennino.

Anche sul piano della sicurezza, alle minimizzazioni dei pericoli che continua a fare Snam, si replica che molte delle zone attraversate sono soggette a terremoti ed «entro il 2024 l’Ingv finirà la ricerca riguardo il rischio sismico del tratto Sulmona-Foligno ma da Foligno e Minerbio passando per Sestino gli studi non sono nemmeno cominciati e per farli ci sarà bisogno di almeno due anni, eppure Snam ha già avviato i lavori». Inoltre, vengono citati 9 incidenti, a volte anche con vittime, avvenuti dal 2012 ad oggi in metanodotti in Italia.

Più in generale, si fa notare che «l’Unione Europea si sta orientando decisamente verso l’abbandono del metano e delle altre fonti fossili», viste «le evidenti alterazioni degli equilibri climatici, tragicamente confermate dalle inondazioni del 31 ottobre in Spagna, che hanno provocato centinaia di morti, a causa del riscaldamento globale, che ha accelerato il ciclo dell’acqua». Poiché «il metano è uno dei peggiori gas clima alterante», il Coordinamento vede nel metanodotto un futuro complice di questi disastri.

Alle istituzioni viene infine chiesto di «vigilare sull’applicazione di quanto prescritto nel Decreto del Consiglio dei Ministri del 5 ottobre 2022, che ha stabilito che «la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’opera dovranno essere eseguite in conformità agli esiti delle verifiche svolte da un ente terzo, con specifico riguardo alla mappatura delle faglie presenti lungo il tracciato del metanodotto. In base a tale mappatura, per i tratti dove emergono particolari criticità, il medesimo ente terzo dovrà valutare, sulla base dei dati disponibili, la risposta sismica locale».

La posizione di Snam

Dal canto suo, Snam ha sempre difeso il progetto, che riguarda tutte le tre province romagnole ed è stato classificato come “strategico” per il futuro dell’Italia. Ha fornito rassicurazioni sul fronte della tutela ambientale e dell’incolumità pubblica e garantito che i terreni agricoli verranno restituiti alla loro vocazione e i boschi saranno ripristinati ripiantando almeno lo stesso numero di alberi abbattuti e per ridurre al minimo l’impatto dei lavori dal punto di vista paesaggistico farà ricorso anche a tecnologie trenchless, ossia senza scavi a cielo aperto, con tubi di 1.200 centimetri di diametro, posizionati ad almeno un metro e mezzo di profondità, invece dei 90 centimetri prescritti dalle norme.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui