Cesena, Fondazione Almerici: un secolo di impegno educativo ma anche da ospedale di guerra ripercorso in un libro

Un secolo di storia della Fondazione Almerici-Montevecchio, all’insegna dell’educazione ma anche con un intermezzo come ospedale, è stato ricostruito da Claudio Riva in un volume di quasi 400 pagine, ricco di fotografie e di documenti, che sarà presentato venerdì 31 maggio, alle 17, al Palazzo del Ridotto. Pubblicato da “Stilgraf”, ha tra i tanti pregi una dozzina di testimonianze di persone che lo hanno vissuto e ne conservano ricordi molto vividi: Arnaldo Gallinucci, Bruno Zandoli, Bruno Angeli, Giorgio Casadei, Dino Bartolini, Mario Cortesi, Luciano Benagli, Roberto Casali, Corrado Baroncini, Ettore Lucchi, gli amici Daniele Biondini, Emanuele Piraccini e Giovanni Magnani, Flavio Biondini.

Dalla sua costituzione, grazie al lascito del marchese Lodovico Almerici, noto esponente del movimento cattolico cesenate nato nel 1847 e morto nel 1917, la Fondazione ha conosciuto varie evoluzioni, fino alla nascita, nell’anno scolastico 2014-2015, di un liceo scientifico privato con due indirizzi che non esistevano in città: quello sportivo e quello europeo, che al suo debutto ebbe 24 iscritti e oggi ne conta 181.

Progetto studentato

Ma il cammino non è finito. Da una parte, si sta cercando di recuperare la dimensione della formazione professionale che stava a cuore al marchese Almerici: d’intesa con Confartigianato, è stata sviluppata l’iniziativa “Bottega scuola” ed è stato attivato un corso per tecnico amministrativo, in collaborazione con l’Istituto tecnico economico “Renato Serra”. Dall’altra parte, è in standby un progetto per cui si è chiesto di accedere ai fondi europei del Pnrr, e si è in attesa di una risposta, per per realizzare in un’ala dell’ex convento dell’Osservanza un pensionato destinato a studenti universitari fuori sede, con 40 posti letto e servizi annessi.

Tante metamorfosi

Tornando a quello che è stata nel corso dei suoi cent’anni di vita la Fondazione Almerici-Montevecchio, il lavoro di ricerca e di stesura del libro fatto da Claudio Riva, che lo ha impegnato a fondo per un paio di anni, ha consentito di fare luce su mille aspetti interessanti, e a volte poco noti, di questa realtà. Ne fu primo presidente l’arcivescovo di Ancona, il cesenate Giambattista Ricci, e da allora se ne sono presi cura tutti i vescovi che si sono succeduti alla guida della Diocesi di Cesena-Sarsina, accompagnandone le numerose trasformazioni. Dopo la nascita nel 1937 di una prima scuola elementare con 40 alunni, sotto la direzione della Pia Società della Sacra Famiglia di Nazareth, con casa madre a Brescia, l’Istituto fu requisito dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale, precisamente il 23 febbraio 1944, per ospitare l’ospedale cittadino, visto che l’ospedale Bufalini, che allora si trovava non lontano dalla stazione era in una zona a forte rischio di bombardamenti. Fu poi trasformato in convitto per accogliere ragazzi che frequentavano le scuole statali. Svolse quella funzione fino alla fine del 1946, quando medici e malati rientrarono nella struttura ospedaliera ubicata in corso Cavour. Successivamente, nel 1951, aprì i battenti una scuola elementare, inizialmente con 32 alunni, finché nel 1976 si attivò l’innovativa esperienza del tempo pieno, con apertura fino alle ore 16.30. Infine, ha preso forma una sorta di ente di sostegno alla tutte le scuole cattoliche esistenti nel territorio cesenate, dalle materne fino all’ultimo nato, che è il Liceo sportivo “Almerici”.

Il patrimonio e il palazzo

Molto significativa anche l’analisi fatta da Riva sullo sviluppo patrimoniale della Fondazione, da cui emerge in modo chiaro, numeri alla mano, che fu strettamente legato all’impetuoso boom dell’agricoltura a Cesena (il motore “finanziario” iniziale fu costituito dalle entrate derivanti da oltre 30 poderi, oltre al valore di numerose case, villini e palazzi), e il punto fatto sulle vicende del vecchio Palazzo Almerici (una parte nobiliare con 25 vani e un’altra collegata con 17 vani, entrambe su tre piani, oltre ad altri tre edifici confinanti, che includevano stalle e fienili) e sui lavori per costruire quello nuovo, completato nel 1966, in abbinamento alla creazione dell’omonima piazza.

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