Cesena dice basta al genocidio a Gaza in tre modi: 500 in piazza, assalto sonoro e lenzuoli in tre edifici simbolo - Gallery










Tre modi per dire basta al genocidio che Israele sta compiendo a Gaza si sono intrecciati ieri in città. Si è partiti fin dalla mattina col gesto simbolico delle lenzuola esposte in tre importanti luoghi istituzionali, l’ospedale Bufalini, il municipio e il teatro Bonci, nell’ambito della mobilitazione “50.000 sudari bianchi”. Lo stesso messaggio e bandiere della Palestina sono stati mostrati ai balconi e alle finestre di alcune abitazioni, ma non molte.
Di pomeriggio, nel piazzale accanto all’ippodromo, ha preso invece il via alle 15.30 un “Assalto sonoro” organizzato da un gruppo abbastanza folto di anarchici, antagonisti e aderenti a centro sociali. A ritmo di musica ad alto volume e con cartelli e anche maschere colorite, i manifestanti hanno dato il via a un corteo che ha attraversato varie strade, creando qualche disagio alla circolazione. Oltre che “per una Palestina libera”, hanno gridato tre no: al riarmo in Europa, all’economia di guerra e al Decreto Sicurezza.
Alle 17.30 circa 500 persone si sono di nuovo ritrovate in piazza del Popolo, a 15 giorni di distanza dalla manifestazione “L’ultimo giorno di Gaza” (quando erano 200-300 in più), per ripetere «alt al genocidio». A fare da coreografia una dozzina di bandiere palestinesi e centinaia di fogli in formato A5 con i colori di quello Stato che attende ancora il riconoscimento dall’Italia, come hanno già fatto quasi 150 Paesi del mondo. Una decina gli interventi fatti da sotto il loggiato comunale, introdotti da Francesco Occhipinti, e tutti decisi ma con toni misurati. Particolarmente dense di contenuti le parole di Basir Milad Jubran, palestinese radicato a Forlì, sindacalista e candidato alle ultime elezioni regionali con Avs. Appassionato l’appello alla partecipazione di Maria Giorgini, segretaria della Cgil Forlì-Cesena. Emozionanti i due minuti di silenzio di 7 donne che hanno mostrato le mani macchiate di vernice rossa. Simpatico il finale, con alcuni membri del coro interculturale “Bandada”, diretti dall’assessora Giorgia Macrelli, che hanno intonato un canto, cercando di coinvolgere i presenti nella performance. Infine, l’urlo ritmato “Palestina libera”.