Cesena, di nuovo in piazza per la Palestina e contro il riarmo

Cesena

In una Cesena illuminata dalle luci di Natale, si sono riaccesi i riflettori sulla crisi mediorientale. Ieri pomeriggio, in Piazza del Popolo, si è svolto il presidio promosso dalla rete Stop Rearm Europe Cesena per la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. Alla mobilitazione hanno preso parte decine di associazioni, movimenti e sindacati, riuniti per chiedere la fine delle violenze a Gaza e per riportare l’attenzione su quanto – denunciano gli organizzatori – «continua ad accadere nonostante l’accordo di pace». Secondo Amnesty International, ricordano i promotori, la situazione resta drammatica, e nell’ultimo mese, 327 persone uccise, tra cui 136 minorenni, in nuovi attacchi sulla Striscia.

Non solo a Gaza

Durante il presidio è stata richiamata anche la situazione italiana, con il caso dell’imam di Torino Mohamed Shahin, prelevato da casa e trasferito in un Cpr per le frasi pronunciate a una manifestazione per Gaza. Un episodio che, secondo i presenti, «non è isolato, ma segnala la criminalizzazione del dissenso».

Gli interventi

Diversi interventi hanno scandito il presidio, a partire dalla Cgil Cesena, che ha sottolineato come «la pace si costruisce con scuole, asili e sanità pubblica, non con il riarmo». A seguire, Libera ha sottolineato la crescente difficoltà del mondo dell’informazione e il calo dell’attenzione mediatica su Gaza, denunciando che «due terzi dei giornalisti non hanno un contratto stabile e parlare di certi temi significa rischiare il posto». Anche Sinistra Italiana è intervenuta, definendo quanto accade «un genocidio, non una guerra» e criticando il ruolo dell’Italia nella vendita di armamenti. Infine Legambiente ha richiamato l’emergenza umanitaria, ricordando che «a Gaza fa freddo e la sofferenza non è finita: la solidarietà non è un crimine».

La petizione regionale

A conclusione del presidio, è stata rilanciata una petizione regionale, già firmata da oltre trenta associazioni romagnole, che chiede alla Regione Emilia-Romagna di interrompere ogni rapporto economico con Israele, dallo stop all’esportazione e al transito di armi dal porto di Ravenna all’esclusione di enti e aziende israeliane dalle fiere regionali.

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