Cesena, dagli scavi contro l’alluvione a Rio Marano emergono resti di un centro medievale della ceramica

Cesena

L’esperienza insegna che in Italia non c’è scampo e il territorio cesenate non fa eccezione. Che sia per una nuova costruzione, una ristrutturazione o una riparazione sotterranea, scavare riserva sempre delle sorprese. È accaduto, come prevedibile, nel centro storico cittadino, e adesso si sta ripetendo nell’esteso terreno lungo la via Rio Marano, alla destra idraulica dell’omonimo corso d’acqua, dove nei mesi scorsi sono cominciati i lavori per la realizzazione della vasca di laminazione. Quell’opera, finanziata dalla Struttura Commissariale, è pensata per ridurre il rischio di allagamenti: dovrà alleggerire il carico idraulico del rio che dovesse arrivare da monte in caso di piogge intense, violente e improvvise.

Nel lotto sottoposto a lavori, a monte del ponte della via Emilia, dove oggi sono visibili dalla strada il vasto scavo, diverse aree già spianate e grandi mezzi meccanici per il movimento della terra, sono stati ritrovati - spiega la funzionaria della Soprintendenza delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, Romina Pirraglia - «un sito di lavorazione di materiale ceramico tardo medievale e uno d’epoca romanica con basamenti di pilastri e fosse con materiale ceramico».

Sul tema era intervenuto, con un’interpellanza presentata durante una seduta del Consiglio comunale in luglio anche il gruppo di minoranza Cesena siamo noi, preoccupato che la scoperta potesse rallentare o fermare il cantiere. Rassicurando sui «preventivi sondaggi effettuati sotto la supervisione di una ditta specializzata incaricata dal Consorzio di Bonifica, per verificare la presenza di elementi di rilevanza archeologica», l’assessore Christian Castorri aveva confermato che «i lavori della vasca di laminazione risultano in linea con le previsioni del cronoprogramma d’appalto».

Una conferma parziale arriva dalla Soprintendenza. «Non mi risulta che gli interventi di realizzazione della vasca di espansione siano stati interrotti - afferma Pirraglia - Senza dubbio stanno proseguendo nella parte in cui sono state svolte le indagini preventive alla fine del 2024: lì, non essendo emerso nulla di nostro interesse, abbiamo già proceduto allo svincolo archeologico». Discorso diverso per quanto riguarda le due aree coinvolte dai recenti ritrovamenti: «Qui abbiamo richiesto degli allargamenti - comunica Pirraglia - Abbiamo concluso le indagini nel sito di lavorazione della ceramica. Adesso stiamo cercando di capire quale funzione potesse avere l’edificio romanico. Sono in corso gli approfondimenti del caso, che ci permetteranno di definire il cronoprogramma dei prossimi mesi».

Le porzioni di terreno oggetto di studio sono state delimitate, ma la stessa Soprintendenza, ad oggi, non può prevedere se potrà esserci la necessità di frenare le attività in corso per realizzare la vasca anti-alluvione.

Come già fatto con i granai di epoca medievale venuti alla luce nei cantieri dell’ex Roverella e di piazza Aguselli, anche nel caso di Rio Marano non è esclusa la possibilità di aprire il sito al pubblico.

«Non sono sicura che in questo caso specifico ci riusciremo - dichiara Pirraglia - ma se ce ne sarà la possibilità e dove sarà consentito proveremo a organizzare visite guidate o eventi illustrativi per la cittadinanza. Sicuramente verrà data comunicazione pubblica su quanto rinvenuto, una volta che avremo definito il piano di azione».

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