Cesena, Cucine Popolari sotto tiro, il direttivo reagisce: «Infamie da chi non è mai venuto, la povertà non si combatte negandola»

Il Consiglio direttivo delle Cucine Popolari non ci sta. Non può accettare l’attacco a una preziosa esperienza solidale che hanno sferrato Fratelli d’Italia e Lega, e in particolare Marco Casali, prendendo spunto dai lavori e i costi per lo stabile comunale in zona ippodromo, oggi occupato da “Hobby Terza Età”, dove al termine della ristrutturazione si trasferiranno anche le Cucine Popolari.

La messa in discussione dell’utilità di quel luogo e l’accusa ad Elena Baredi, una delle ideatrici, di strumentalizzare l’iniziativa per fini elettorali viene respinta con sdegno e argomentazioni, inclusi numeri eloquenti, attraverso una lettera aperta.

«La cosa grave – scrivono dal direttivo – è che nessuno dei consiglieri dell’opposizione intervenuti ha mai visitato le Cucine Popolari, né ha espresso l’intenzione di farlo. Nonostante ciò, il consigliere di Fratelli d’Italia, Andrea Imperato ha dichiarato che, a suo giudizio, le Cucine non sono “né belle, né necessarie, né opportune”. Lo racconti a tutte le donne e gli uomini che ogni giorno attendono un pasto, a pranzo e a cena, non avendo alternative. Lo racconti anche al vescovo, che proprio in questi giorni ha parlato dell’aggravarsi delle fragilità sociali sul nostro territorio e della necessità di intervenire. La povertà non si cancella con le dichiarazioni d’aula, né si combatte negandola. E proprio per questo, rispetto a quanto ascoltato in Consiglio, ci sono parole e atteggiamenti che meritano di essere denunciati per quello che sono: infamie».

La prima di queste infamie è «sminuire la portata delle Cucine Popolari, appiattendole sulla figura di Elena e cancellando i 200 volontari che nel 2024 hanno servito 25.200 pasti a persone che in buona parte non possono permettersi di mangiare. Rappresentiamo una fetta variegata della società cesenate che si organizza con le proprie forze di volontari, grazie alle donazioni e con il sostegno trasversale del tessuto imprenditoriale di Cesena: dal piccolo negozio di quartiere, alle grandi aziende di rilevanza nazionale. È a loro e alla loro idea solidale di città, che Lega e Fratelli d’Italia mancano di rispetto quando negano l’utilità delle Cucine, riducendole ad una mera operazione elettorale. Siamo così parassiti che abbiamo contribuito con 200mila euro alle spese di ristrutturazione, risorse derivanti da donazioni provenienti soprattutto a seguito dell’alluvione».

Poi il direttivo si rivolge senza fare sconti agli esponenti della destra che hanno provato a gettare fango sulle Cucine Popolari: «In tre anni di apertura della nostra associazione, mai uno di questi soggetti vi ha messo piede. Mai sono venuti a conoscere chi mangia alle Cucine e chi le manda avanti. Delle Cucine non sanno nulla, ma le attaccano perché sono un esempio concreto di una società più giusta, più redistributiva. E questo cozza con la loro visione elitaria ed escludente, dove essere poveri è una colpa da punire».

Anche sulle critiche a Baredi il direttivo non le manda a dire: «Attaccano Elena perché il “personale è politico”, e la storia di Elena è ricca di iniziative verso gli altri. Tra queste le Cucine. Ci domandiamo quale sia il “personale politico” di Casali e dei suoi colleghi dell’opposizione, la storia che ne definisce la caratura e l’impronta che hanno lasciato in città. Ce lo chiediamo e non troviamo nulla».

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