Cesena, Confcommercio: “Un’alleanza per i nostri giovani, diffondiamo la passione del fare impresa”

“Da più parti nella nostra città si levano accorate le voci sul disagio giovanile, sugli atti di teppismo, vandalismo e anche sull’incremento nel nostro territorio dei neet, vale a dire degli under 29 che né studiano né lavorano”. Lo mette in luce il presidente di Confcommercio cesenate Augusto Patrignani. “Un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese - afferma - è anche quello in cui l’emergenza e la sfida educativa delle nuove generazioni vengono presidiate da parte delle famiglie, della scuola, delle parrocchie con i loro oratori e di tutte le agenzie ludiche, sportive e ricreative che si prefiggono di accompagnare i più giovani nella crescita con finalità educative. Secondo Confcommercio cesenate anche le imprese possono svolgere un ruolo importante nel raccordo con il mondo della scuola, con gli stage formativi, con quella che veniva chiamata felicemente alternanza scuola lavoro e che oggi viene definita con l’acronimo pcto. L’unione tra mondo della scuola e imprese territoriali è in questo senso strategica”.
Ma come si configura l’universo giovanile? La maggior parte dei giovani italiani, secondo una indagine di Confcommercio di qualche tempo fa ha fiducia nell’avvenire. Il 60% ritiene che “entro i 30 anni riuscirà a svolgere il lavoro che gli piace, quello per il quale hanno studiato”, e per il quale si sta impegnando. Gli under 30, emerge dalla ricerca, pensano che entro pochi anni riusciranno a raggiungere “uno status sociale migliore rispetto a quello della propria famiglia di origine, un lavoro di maggiore prestigio, a guadagnare di più rispetto a quanto non guadagnassero i propri genitori”. Più di un quarto (il 26,5%), al contrario, “non sa se e quando riuscirà ad affermarsi nel lavoro e nella professione a cui aspira. Un dato che indica un disagio giovanile certamente da non sottovalutare. Uno su tre ritiene utile la formazione scolastica e universitaria. Il ‘posto fisso’ è la meta più agognata. Il 46% cerca la sicurezza di un impiego a tempo indeterminato, il 37% vorrebbe svolgere un lavoro autonomo, il 28% spera di poter soddisfare le proprie aspettative e di realizzare il suo sogno lavorativo. In questo senso, sono pochi quelli disposti a ‘fare impresa’. “Il 16% dei giovani, tra quelli che non sono ancora imprenditori, desidererebbe aprire una propria impresa entro i prossimi cinque anni.
“Bisogna investire nelle scuole per instillare nei nostri ragazzi la curiosità e la passione del fare impresa - rimarca Patrignani - uno dei lavori più belli al mondo in cui le potenzialità di crescita della persona e dell’imprenditore sono notevolissimi e appaganti”.