Cesena, arrivati 38 ucraini in fuga dalla guerra: accolti nelle case di parenti

Cesena

Sono 38 gli ucraini in fuga dalla guerra che sono arrivati a Cesena in questi giorni, trovando ospitalità a casa di parenti o grazie ad altri contatti. Un flusso “spontaneo” destinato a crescere nelle prossime settimane, in attesa che si aggiunga l’accoglienza istituzionale organizzata di cui sarà chiamato a occuparsi il Comune. Ma quella scatterà solo quando inizierà la distribuzione in giro per l’Europa dell’enorme massa di profughi che hanno oltrepassato la frontiera. E andrà pianificata e coordinata in stretta sinergia con altri organismi, a cominciare dalla Prefettura.
Questa seconda fase - avverte però il sindaco Enzo Lattuca - rischia di scontrarsi con un problema che si è aperto a seguito del decreto targato Salvini che di fatto ha ridimensionato i Cas, i Centro di accoglienza straordinari. «Il contributo giornaliero riconosciuto ai gestori di quelle strutture è stato abbassato dai precedenti 33 euro a 25 per ogni ospite. Anzi, inizialmente era stato fissato addirittura a 19 euro. Purtroppo sono cifre che fanno sì che quel servizio sia difficilmente sostenibile dal punto di vista economico per gran parte delle associazioni e delle realtà private del terzo settore. Il calo degli sbarchi dalla Libia ha permesso nei giorni scorsi di non risentirne troppo e si è riusciti a garantire i posti necessari grazie ad accordi stretti con la Prefettura. Ma ora c’è il serio pericolo che, con l’arrivo di tante persone dall’Ucraina, si faccia fatica a organizzare un’accoglienza abbastanza ampia in quella modalità. Servirebbe un intervento urgente a Roma, prendendo atto che la situazione è radicalmente cambiata a causa della guerra in corso. Va tolto il macigno di quel decreto voluto dall’ex ministro Salvini».
Intanto, il Comune non sta comunque con le mani in mano. In questi giorni l’assessora Carmelina Labruzzo è impegnatissima per predisporre i servizi che sono necessari per accogliere come si deve chi sta arrivando. «Non c’è solo l’esigenza di garantire vitto e alloggio - fa notare Lattuca - Anche a chi trova sistemazioni da conoscenti andrà garantita una lunga sere di servizi. Penso, per esempio, al supporto psicologico, ce in un caso del genere è fondamentale. Ma andrà favorito anche l’inserimento lavorativo, visto che è stata data questa possibilità». Tra le molteplici esigenze, una di quelle che potrebbero rivelarsi più problematiche per il lavoro che dovranno fare gli uffici comunali e i servizi pubblici è, secondo il sindaco, «la lingua, visto che sul nostro territorio ci sono poche persone che la conoscono».
Un ruolo importante lo avrà la macchina della protezione civile, che al momento non è stata ancora attivata, anche se alcuni dei circa 80 volontari che ne fanno parte a Cesena si sono già mobilitati, per esempio per la raccolta di farmaci e altri generi di prima necessità. Il sindaco spiega ce «la protezione civile non è un ente a sé stante ma una funzione, che sarà attivata a giorni, quando verranno date le disposizioni a cascata dal centro alla periferia».

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