Cesena, area “Pieve 6” tornata agricola: “Una sentenza importante per l’Ambiente”

Consumo di suolo e lotta alla cementificazione in area urbana. Ci sono voluti 10 anni - come riportato dal Corriere nell’edizione di ieri - perché il comparto di espansione urbanistica “Pieve 6” tornasse ad essere adibito ad uso agricolo.
A deciderlo è stato il Consiglio di Stato dando ragione al Comune ed alla Provincia di Forlì-Cesena che anni fa avevano cambiato destinazione d’uso all’area per evitare nuovo cemento, che veniva ritenuto non utile alle previsioni urbanistiche cittadine.
L’amministrazione comunale si era vista dopo alcuni anni “battuta” davanti al Tar: con i giudici amministrativi regionali che avevano stoppato la trasformazione in area agricola delle previsioni urbanistiche edificatorie relative a 128 ettari di aree produttive.
Il Tar aveva riconsegnato la possibilità (almeno teorica) di costruire ad 8 società proprietarie delle zone e ricorrenti: la Cst Engineering, Euroengineering, Progetti Generali, Borgo Paglia, I Tulipani, Tecal, Rosaspina, Residence Sas di Lucchi Germano e C.
«Quanto ai tempi della sentenza non ne sono sorpreso, così come non sono sorpreso della sentenza stessa».
A parlarne è l’allora sindaco di Cesena Paolo Lucchi: «Si tratta di una decisione del Consiglio di Stato che rende giustizia ad una scelta - quella di ridurre il consumo del suolo - che il consiglio comunale di Cesena anticipó addirittura, facendosi precursore rispetto alla successiva Legge regionale: la n° 24 del 21 dicembre 2017 intitolata “Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”».
Paolo Lucchi veniva dal primo mandato amministrativo già concluso.
«Già all’inizio del secondo mandato nel 2014, quindi, dopo averlo chiarito in campagna elettorale ed avere inserito la scelta nel programma di mandato, l’assessore Orazio Moretti, che è il vero protagonista operativo della decisione, con la dirigente Emanuela Antoniacci ed io, proponemmo la scelta di ritorno a suolo agricolo al consiglio comunale, trovando un consenso ampio nella maggioranza, nella città, ma meno nelle opposizioni, che prefigurarono i soliti scenari “di tregenda” che, come capita spesso, non si concretizzarono».
Eliminare cementificazione non utile poi negli anni a seguire ed ancora oggi, è diventata una scelta sistematica e comune un po’ ovunque non solo nell’area urbana cesenate: «Oggi abbiamo tutti chiaro che i cambiamenti climatici, l’eccessiva urbanizzazione, le scelte di forse eccessivo sviluppo urbanistico del passato, richiedono a tutti un maggiore rispetto del futuro dei nostri figli, oltre che del suolo in sé. Allora tutto era un po’ meno scontato e forse questa sentenza dà merito, definitivamente, del lavoro di Orazio Moretti e delle scelte di quel consiglio comunale».
Il duello legale riguardava una variante di salvaguardia datata 2014.
Del 2021 la sentenza del Tar che “restituiva” alle possibilità costruttive la zona mentre di questi giorni la sentenza del Consiglio di Stato che ha fatto tornare agricola quella zona. Terreni che si trovano a Pievesestina e che negli anni ’90 erano stati ritenuti ottimali per ampliare gli insediamenti collocati a nord ed a est. Furono perciò classificati nel 1995 come “Comparto polifunzionale” D1 da attuare mediante Pip. Per insediamenti anche residenziali che mai si sono realizzati e che successivamente sono stati derubricati a “suolo non necessario” in termini espansionistici della città.