Cesena, aggressione razzista davanti alla sede di CasaPound: “Ci urlavano “negri”, poi le botte”

L’aggressione razzista avvenuta venerdì sera, verso le 23.30, davanti alla sede di CasaPound in Corte Dandini ai danni di tre amici, due dei quali di origine africana, promette di avere ripercussioni anche penali. Una delle vittime, che si è fatta male a una mano cercando di ripararsi dai ripetuti colpi con una sedia ricevuti sulla testa, si è infatti recata al Pronto soccorso dell’ospedale Bufalini. I traumi patiti non sono gravi dal punto di vista fisico ma un referto dovuto a una violenza per mano di terzi fa scattare in automatico la segnalazione all’autorità giudiziaria. Inoltre, i giovani aggrediti hanno deciso insieme, dopo averne parlato, di formalizzare una denuncia. Dal canto loro, le forze dell’ordine, che col loro arrivo veloce sul posto hanno probabilmente evitato il peggio, hanno raccolto elementi utili a ricostruire l’accaduto e individuare i colpevoli, anche con l’ausilio di immagini degli impianti di videosorveglianza in zona. A rendere ancora più allarmante il tutto c’è anche il fatto che a quanto pare, poco prima, quattro minorenni che erano passati davanti allo stesso locale di CasaPound erano stati presi di mira, in quel caso con offese esclusivamente verbali.

Il racconto di una delle vittime

Uno dei ragazzi aggrediti, Francesco, racconta così quei minuti da incubo: «Dopo avere preso un gelato davanti ai giardini pubblici e esserci fermati a fare due chiacchiere accanto al duomo, abbiamo attraversato Corte Dandini per raggiungere un nostro amico dall’altra parte. Siamo passati davanti a un locale, che neppure sapevamo che fosse la sede di CasaPound, perché credevamo che fosse vicino alla Upim (nel locale dove era precedentemente, ndr), con una dozzina di persone all’esterno che stavano bevendo. Ci siamo limitati semplicemente a guardarli, così per curiosità, come si fa quando si passeggia, notando anche le bandiere di CasaPound. Uno di loro si è rivolto a noi chiedendoci “tutto a posto, ragazzi?”. Abbiamo tirato dritto per la nostra strada. Ma quel tipo si è avvicinato mostrando il dito medio e lì per lì ci siamo guardati attorno pensando che non fosse rivolto a noi. Poi ha gridato “negro di merda” contro il mio amico, un giovane laureato alla Sorbona con cui ero tornato da poco da una vacanza fatta in Albania insieme a un terzo ragazzo. Io gli ho risposto: “Stai dicendo a noi? Ma come ti permetti?”. A quel punto, lui si è tolto la cintura dai pantaloni e io, capendo che le cose si stavano mettendo male, per difendermi, ho fatto lo stesso. Poi mi ha colpito con una cinghiata sulla schiena, per fortuna con la parte in cuoio, non con la borchia in metallo. Intanto altre 10-15 persone sono avanzate minacciosamente. Io sono stato preso da tre di loro e sbattuto contro il muro. Tutto attorno, volavano insulti e bottiglie. Ci ripetevano “negri, tornate al vostro Paese”. Chi mi ha messo le mani addosso mi ha anche minacciato dicendo “tanto ti ribecco in giro”, indicandomi il nome di un altro locale che frequenta e sfidandomi ad andare là. Per fortuna, sono riuscito a svincolarmi dando un calcio, e sono corso via verso il duomo insieme al mio amico d’infanzia laureato alla Sorbona, che ogni tanto torna dalla Francia a Cesena, dove vive il padre, ed è rimasto illeso. L’altro ragazzo con noi, anche lui di origine africana e che lavora come tecnico specializzato in disegno Cad, non è invece riuscito ad allontanarsi. È stato lui a subire le percosse peggiori e si è poi fatto visitare in Pronto soccorso. Continuavano a cercare di colpirlo sulla testa con una sedia e lui cercava di proteggersi con le braccia. È rimasto anche lievemente ferito al collo, probabilmente da un vetro di una bottiglia. Finché, per fortuna, è arrivata la polizia e subito c’è stato un fuggi fuggi dentro il locale».

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