Cesena: a rischio 120 posti di accoglienza dei profughi

Cesena

L’accoglienza delle persone richiedenti protezione internazionale in fuga dall’Afghanistan ha visto fin qui anche Asp in prima fila per dare il proprio contributo, ma non è detto che l’azienda pubblica possa confermare questo ruolo anche in futuro.

In attesa di risposte

È quanto emerso giovedì sera nel corso della seduta della Commissione 4 dedicata all’accoglienza a Cesena dei profughi afghani. A spiegarne le ragioni è stato il sindaco Enzo Lattuca. Quello che regola il sistema di accoglienza è un insieme complicato di convenzioni che gli enti stipulano con la prefettura. Quella che regola il rapporto tra Asp e Prefettura è una convenzione oggetto di rinnovi semestrali che vanno avanti da ormai due anni. Quello che la prefettura sta cercando di capire è se le sarà possibile continuare a dare affidamenti diretti ad Asp, un chiarimento che deve arrivare dallo Stato. Essendo Asp una società pubblica fino ad ora ha, infatti, beneficiato di affidamenti diretti, se questa strada dovesse risultare non più percorribile, per Asp, che sempre per la sua natura giuridica non può partecipare a bandi, significherebbe rimanere esclusa dall’accoglienza.

Le possibili conseguenze

La convenzione in essere, che riguarda 122 posti di accoglienza nel sistema Cas, quello dei centri di accoglienza straordinaria (che a dispetto del nome rappresentano lo strumento ordinario di gestione della prima accoglienza), scadrà a dicembre. «Siamo di fronte a uno spartiacque - ha sottolineato il sindaco - per questo la Prefettura ha chiesto anche ad Asp e al Comune di farsi parte attiva nel chiedere che venga mantenuta questa possibilità. Se Asp dovesse essere esclusa dal sistema di accoglienza non solo non sarebbe in grado di accogliere ulteriori nuove persone provenienti dall’Afghanistan o dagli altri Paesi di provenienza dei flussi migratori, ma “perderebbe” anche i posti che attualmente gestisce».

Il terzo settore

Nel corso della seduta i consiglieri hanno chiesto a Lattuca anche di chiarire il ruolo del 3° settore nella gestione di questa fase di accoglienza di famiglie arrivate dall’Afghanistan. «Abbiamo ricevuto sin da subito molte disponibilità - ha raccontato il sindaco - sia da parte di associazioni che di singoli cittadini, alcuni di questi pronti anche ad accogliere nelle loro famiglie queste persone. Si tratta di una possibilità che la normativa non consente, non in questa fase. Ma quella disponibilità non è stata ignorata e anzi ci sarà molto bisogno nei prossimi giorni, perché quello che è cominciato è un percorso che sta muovendo solo i primi passi».

L’accoglienza fin qui

Quelli accolti sin qui dall’Unione Valle Savio sono 25 persone (di cui 21 accolte da Asp e 4 dalla Misericordia) delle 37 a cui è stata data come destinazione, dopo il periodo di quarantena preventiva nelle strutture individuate a questo scopo dalla Regione (che si trovano a Modena, Piacenza e Parma), fanno parte delle 508 persone (tra le circa 5.000 arrivate tra il 20 e il 30 agosto con i voli dell’esercito italiano) che sono state assegnate alla Regione Emilia Romagna.

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