Caso Golinucci: una lettera nel 1997 a firma “Adriano Piraccini” segnalava quel terreno da controllare, ma la calligrafia non è dell’ex capitano del Cesena

Cesena
  • 10 gennaio 2024

L’appello di queste settimane dei familiari di Cristina Golinucci per controllare con il Georadar in terreno a fronte del parcheggio del convento dei Cappuccini ha un precedente molto datato che emerge dalle carte delle varie investigazioni sul caso che si sono succedute dal 1992 ad oggi. Anche allora però, pur essendo arrivato in forma profondamente diversa rispetto ad oggi, non venne dato alcun peso a chi segnalava i sospetti su quel terreno. E le relative carte finirono nel mucchio complessivo e sono riemerse soltanto ora, grazie al lavoro certosino di catalogazione eseguito per la mamma di Cristina Golinucci dall’avvocato bolognese Barbara Iannucelli.

La recente segnalazione

Questa volta ad avanzare sospetti su quella porzione di collina su cui era appena stato costruito l’edificio di controllo della miscelazione tra le acque dei pozzi e quelle di Ridracoli (finalizzato a distribuire poi nei rubinetti del cesenate l’acqua potabile) è stato come riferito già dalle scorse settimane un pensionato gambettolese. Un uomo che all’epoca lavorava come operaio al consorzio di Bonifica. Due giorni fa Marisa Degli Angeli, la mamma di Cristina Golinucci, assieme a suo fratello e zio della ragazza ed all’avvocato Iannucelli, ha visitato a casa l’uomo che aveva segnalato al Corriere quanto sapeva: cioè dei lavori di scavo in corso in quel settembre 1992, con la terra di riporto che poi veniva trasportata via e spalmata a coprire le immondizie della discarica di Rio Eremo.

Se qualcuno avesse fatto del male a Cristina mentre la ragazza cercava di raggiungere l’ingresso del convento dei frati, o se Cristina sia stata aggredita proprio una volta entrata in convento, il suo assalitore avrebbe avuto gioco facile nel far sparire il suo corpo: scavando in quella zona di lavori e ricoprendo le spoglie di Cristina. Terreno “mosso” che non avrebbe destato sospetti negli addetti al lavoro in quel cantiere, perché scavi e movimenti di terra erano in corso da tanti mesi e si stavano per concludere.

Il precedente riemerso

Nelle carte delle nove inchieste aperte sulla scomparsa di Cristina Golinucci nel tempo è stata trovata una lettera scritta a mano e datata 1997. È indirizzata alla procura della repubblica di Forlì e il nome del mittente sul retro della busta è quello di un personaggio molto noto: sia a Ronta che in tutta Italia. Si tratta dell’ex calciatore Adriano Piraccini.

Piraccini dopo una lunga carriera nei campi di calcio tra Cesena, Bari ed Inter, aveva smesso di giocare a calcio nel 1996. E un anno più tardi fu ingaggiato per la prima volta come allenatore di una prima squadra (Cremapergo).

Presente nel comitato

Era molto amico di Giovanni Golinucci, il padre di Cristina, e faceva parte dei comitati sorti all’epoca per sostenere le ricerche della ragazza e il non abbandono delle indagini da parte degli inquirenti.

La missiva recapitata a palazzo di giustizia è di poche righe scritta con una grafia abbastanza elementare. In sostanza chi scrive spiega che un addetto di “Amga” gli aveva riferito come in quel terreno all’epoca della scomparsa di Cristina ci fosse il cantiere di scavi in corso. E che quindi era necessario sottoporre quel terreno a verifiche approfondite per scongiurare che qualcuno potesse avervi sepolto il corpo di Cristina.

Lettera inascoltata

Due le anomalie che riguardano questa lettera. La prima è sul mittente. Adriano Piraccini, che era presente ed attivo al fianco della famiglia di Cristina nel sostenerli per le ricerche della ragazza, non ha mai scritto quella lettera che porta invece il suo nome come mittente. Gli è stato fatto visionare in queste ore lo scritto: la calligrafia non è la sua e non ha alcuna memoria di aver mai scritto lettere con informazioni simili: né in maniera personale né come comitato “pro Cristina”. Ancor più grave però, agli occhi di chi oggi chiede ancora di controllare quel terreno, è il fatto che quella lettera protocollata in Tribunale non sia stata ritenuta degna di nessun “peso”. Piraccini era sì un privato cittadino ma era una persona molto nota per il mestiere di calciatore svolto. Nessuno si è mai preso nemmeno “la briga” anche solo di alzare il telefono per verificare che quello scritto fosse proprio di Adriano Piraccini e per chiedergli, nel caso, chi fosse questo addetto di Amga “sicuro dei lavori in corso” e che fosse utile controllare quel terreno.

Facilmente chi aveva voluto dare quella indicazione alla Procura lo aveva fatto usando il nome di Piraccini proprio confidando che, di fronte ad un appello fatto da un personaggio famoso, la richieste di verifica non rimanessero lettera morta. Invece Piraccini non è mai stato contattato dalla Procura e non ci sono mai state ricerche su quella porzione di collina ora oggetto di nuove richieste di verifica.

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