Caso Cristina Golinucci: setacciato per la prima volta dopo 30 anni l'interno di Villa Emilia, sul retro del convento dei frati cappuccini - FOTOGALLERY

Cesena

Un filo rosso sangue che collega il parcheggio dei frati cappuccini, il luogo dove per l’ultima volta nella sua vita Cristina Golinucci sarebbe arrivata di sua volontà, e Villa Emilia: tenuta padronale diroccata posta alle spalle del convento che svetta sul colle Garampo. Sono 350 metri da percorrere a piedi, che negli anni investigatori e inquirenti hanno macinato più e più volte.
Ma che ieri mattina poco prima delle 9:30 hanno calcato nuovamente il procuratore capo di Forlì, Maria Teresa Cameli, personale del nucleo investigativo provinciale dei carabinieri, della squadra mobile di polizia e il nucleo Saf dei vigili del fuoco.
Accompagnati da un georadar per ispezionare il sottosuolo e da un’unità cinofila per cercare tracce. Quelli tra il parcheggio del convento e Villa Emilia sono i 350 metri che nella nuova inchiesta sulla scomparsa di Cristina Golinucci, la 21enne di Ronta sparita nel nulla il primo settembre 1992, potrebbe aver percorso il suo assassino.
Per trovare un posto sicuro dove occultarne il cadavere. Una mano assassina che, nelle nuove investigazioni aperte dopo 30 anni, potrebbe essere stata la stessa a uccidere (a poco più di un mese di distanza dalla scomparsa di Cristina) la 18enne Chiara Bolognesi: trovata poi morta nelle acque del Savio e fino a questo nuovo filone d’inchiesta sempre data per suicida e della quale ora sono state anche riesumate le spoglie per cercare tracce dell’assassino.


Nuove ricerche

Gli investigatori ieri per alcune ore hanno setacciato a caccia di presenze sospette (e armati dello stesso georadar che entrò per la prima volta in azione nell’indagine del 2010) il sottosuolo del campo incolto che collega il convento dei frati cappuccini alla zona di Villa Emilia e dell’ex casa del custode della stessa tenuta padronale. Sono state ispezionate parti molto vicine al perimetro murario posteriore del convento; e porzioni di terreno anche scoscese che portano verso la parte più bassa (e da sempre inaccessibile) della collina. Il principale oggetto d’interesse degli investigatori ieri era però Villa Emilia.
Una costruzione seicentesca che anche all’epoca della scomparsa di Cristina Golinucci era disabitata. Ma che i proprietari utilizzavano soprattutto d’estate per cene con amici all’aperto, nel giardino che la circonda.


Villa Emilia

In oltre 30 anni di ricerche di Cristina Golinucci e di chi l’ha fatta sparire, fino a ieri l’interno di Villa Emilia non era mai stato ispezionato. Più volte è stata visitata la casa del custode, anche quando era ancora abitata. La casa a fianco ora non è vissuta ma anche ieri si è presentato il nuovo proprietario (che l’ha acquistata a un’asta fallimentare). Mentre la sua giovane ed esuberante Golden Retriever giocava con una pallina da tennis gialla in giardino, ha riaperto le porte della casa del custode a polizia e carabinieri per una nuova visita.
L’interno di Villa Emilia è stato setacciato per quanto possibile con l’aiuto dei vigili del fuoco. La neve del 2012 ne ha fatto crollare parte del tetto e del solaio. Quindi non tutte le sue parti erano visionabili in sicurezza. I sommozzatori del 115 hanno sempre nell’area di Villa Emilia anche concentrato le attenzioni investigative su un pozzo posto sul retro. Si tratta di un profondo scavo nel terreno, in disuso anche quello da tantissimo tempo. Che già durante l’indagine del 2010 fu ispezionato ma entro al quale si è voluti tornare fisicamente, per cercare ancora tracce inevase e nella convinzione attuale da parte degli inquirenti che quella, in qualche modo, sia una delle zone che può essere diventata la tomba di Cristiana Golinucci.


Tracce di omicidio

Le nuove indagini in corso che hanno portato al disseppellimento anche della salma della 18enne Chiara Bolognesi, vertono sulla presenza di un omicida cesenate. Una persona che frequentava gli ambienti religiosi e del volontariato come Cristina e Chiara ma all’epoca era anche dedita a violenze sessuali ai danni di giovani indifese. Il profilo criminale dello stupratore è lo stesso di Emanuel Boke: il sudafricano che nel 1992 era ospite dei frati cappuccini e che poi scontò una pena di 5 anni per la violenza sessuale di una ragazza. Ma già dalla fine dell’inchiesta del 2010, e anche questa volta, la persona che si cerca di individuare non è più lo straniero poi svanito nel nulla una volta uscito di carcere. Ma qualcuno di ancora presente sul territorio. Che nella mente degli investigatori era nel parcheggio del convento dei frati cappuccini quando Cristina aveva parcheggiato per parlare al suo padre confessore. Qualcuno che a nessun costo voleva che Cristina si liberasse del peso che portava in quelle ore. Che raccontasse al frate cappuccino qualcosa che non si doveva sapere e per la quale l’assassino l’ha intercettata per impedirle per sempre di parlare.

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