Bimba di Montiano morta a 5 anni: dottoressa assolta in Appello

A poco meno di 12 mesi dalla sentenza di condanna emessa dal giudice monocratico del Tribunale di Rimini, la Corte d’Appello di Bologna ha assolto «perché il fatto non costituisce reato» la dottoressa che nel luglio del 2017 visitò al Pronto soccorso del Cervesi e non diagnosticò a Teresa, una bimba montianese di 5 anni in vacanza dai nonni, una appendicite degenerata in peritonite che ha portato alla morte della piccina.
Contro la condanna per omicidio colposo ad un anno di reclusione (pena sospesa) hanno presentato ricorso i legali della professionista, gli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini.
Al processo d’Appello non hanno invece preso parte i genitori della piccina che abitava a Montiano, spirata poco prima dell’adozione. Gli avvocati Luigi Renni e Giovanni Marcolini, legali della famiglia, avevano infatti raggiunto un accordo con l’Azienda Usl Romagna sul risarcimento del danno.
Genesi di una tragedia
È la sera del 19 luglio del 2017 e la dottoressa era al suo primo turno da sola in Ps, quando i genitori portano in ospedale la piccola con cui stavano trascorrendo una breva vacanza a casa dei nonni. Ha la febbre 38, mal di pancia e nel pomeriggio aveva vomitato al mare. La dottoressa la dimise prescrivendole le analisi e ipotizzando un’infezione alle vie urinarie, dicendo alla madre di ritornare il giorno dopo per ritirare la ricetta medica. Teresa non ebbe però alcun segno di ripresa; due giorni dopo, la mattina, la mamma la trovò nel suo letto ormai in fin di vita e spirò tra le sue braccia. L’autopsia certificò che a uccidere la bambina era stata una setticemia causata dall’appendicite retrocecale, più difficile da diagnosticare, degenerata in peritonite.
Soddisfatta la difesa
Nell’esprimere piena soddisfazione gli avvocati Maresi e Lancini evidenziano che «in attesa di poter leggere le motivazioni , in ragione del fatto che la Corte ha pronunciato sentenza di assoluzione “perché il fatto non costituisce reato” risulta confermato come l’operato del sanitario, non abbia avuto alcuna connotazione illecita nella determinazione dell’evento». Quindi sottolineano come «nessuna colpa , per violazione delle norme di prudenza, diligenza e perizia, è stata riconosciuta come esistente; peraltro la decisione della Corte investe uno dei temi più dibattuti in campo medico e relativi alla responsabilità per condotta omissiva».