Alluvione: pronta la protesta in Regione, ma non per tutti

Cesena
  • 06 ottobre 2024

Cambio di data: ma gli alluvionati della Romagna continuano ad organizzarsi per una manifestazione di protesta sotto la sede della Regione. L’appuntamento che era fissato per il 10 ottobre ora è stato calendarizzato a giovedì 17 ottobre alle 10 a Bologna: per quella che sarà una manifestazione pacifica, organizzata da varie associazioni, per richiamare l’attenzione sulle devastanti alluvioni e frane che hanno colpito la regione.

La protesta

«Gli eventi catastrofici del 2 maggio, 16-18 maggio 2023 e del 17 settembre 2024 - si legge in una nota di Agricoltori attivi Cesena - hanno lasciato segni indelebili, danneggiando intere comunità, infrastrutture e attività agricole. La manifestazione si terrà nel piazzale Aldo Moro, davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna, e vedrà la partecipazione di cittadini alluvionati, imprese agricole e aziende colpite dalle calamità. Non saranno ammesse in alcuna maniera bandiere politiche o sigle di partito, con l’obiettivo di mantenere un carattere inclusivo e apartitico».

Agricoltura e non solo

Anche se la protesta sarà portata avanti da persone colpite dall’alluvione in differenti forme, tra i comparti più solerti a voler mettere sul piatto le problematiche subite c’è quello agricolo. Tra le richieste principali, la sicurezza del territorio e una maggiore efficienza nella gestione dei risarcimenti, riducendo la burocrazia che spesso ostacola gli aiuti. In generale l’iniziativa è promossa dal Comitato Alluvionati dell’Emilia-Romagna (V.A.D.), insieme agli Agricoltori Italiani e agli Agricoltori Attivi Romagnoli, con il supporto di altre associazioni di categoria. Il messaggio è chiaro: «Mai più disastri naturali senza un’adeguata prevenzione e risposta tempestiva».

In attesa di vedere chi ci sarà ed in quanti parteciperanno al momento di protesta per ora fa rumore anche notare chi non ci sarà.

Chi non ci sarà

L’associazione “Appello per l’Appennino romagnolo”, spiega che il 17 ottobre... «Non sarà il nostro giovedì» e in una lunga missiva dettagliano i motivi della mancata partecipazione che ha ragioni anche di carattere politico. «Pur nella profonda divergenza di opinioni, salutiamo ogni manifestazione pacifica di cittadini come fatto democratico, così come rispettiamo la scelta di chi riterrà giusto parteciparvi; un rispetto che avremmo voluto ricevere anche noi verso le nostre iniziative, alcune delle quali invece persino oggetto di richieste di sgombero, come nel caso del presidio degli alluvionati del 17 gennaio durante il vertice Governo-Von Der Leyen a Forlì. Siamo sempre stati i primi sostenitori dell’urgenza e della necessità di avviare una grande mobilitazione della Romagna Alluvionata. Affermiamo ben da prima di questa terza alluvione, l’esigenza fondamentale di muoversi per far sentire forte la voce degli alluvionati romagnoli, ma anche di come sia necessario farlo seguendo la giusta direzione. Non ci sembra affatto invece che nell’evento del 17 ottobre prossimo, la narrazione a cui di fatto si vorrebbero far aderire gli alluvionati esprima un indirizzo corretto della protesta. È fin troppo evidente come questa convocazione sia infatti influenzata da condizionamenti e letture a nostro avviso errate e strumentali, delle quali abbiamo già avuto un assaggio piuttosto chiaro nelle due manifestazioni locali di sabato scorso animate dai medesimi promotori (anche se il 17 figureranno sotto diversa sigla): in un caso addirittura si è organizzato il comizio elettorale di una candidata alla presidenza della Regione nelle imminenti elezioni, invitando esplicitamente a votare per lei. nel secondo ci si è concentrati prevalentemente ad accusare la Regione e i cosiddetti “verdi” che la terrebbero in ostaggio, colpevolizzando persino l’esistenza di un Parco naturale».

Curioso per Appello per l’Appennino Romagnolo come tra i partecipanti a Bologna ci sarà anche chi ha espresso soddisfazione per il «ridicolo rimborso di 6000 euro proposto per i beni mobili, banalizzando l’incubo infinito delle ordinanze “ristoro” a semplice inghippo tecnico causato dall’inesperienza nel compilare le domande. È ovvio come sia impossibile per noi condividere qualcosa di tutto ciò e, mancando persino l’articolazione di una piattaforma di contenuti su cui potersi confrontare, non esistono altri elementi di valutazione se non quelli critici detti sopra. Una locandina di richiamo vaga e generica, non fa altro che rafforzare i nostri timori, tanto quanto il luogo prescelto per l’evento: la sede di un’amministrazione regionale che, a nostro avviso, anziché per fantasiose sudditanze verso associazioni ecologiste, andrebbe viceversa criticata per aver favorito un paradigma di “sviluppo” che ha fatto della pianura romagnola una crosta ininterrotta di catrami e cemento, lasciando di converso le aree meno omologabili a questo modello nella marginalità dello spopolamento e dell’abbandono. Dati questi presupposti, temiamo che l’iniziativa di Bologna porti un messaggio - ed un conseguente rilievo mediatico - vistosamente aderente alle indicazioni polemiche già raccomandate da alcune parti politiche ad alluvione ancora in corso, le stesse che per un anno e mezzo, attraverso i propri esponenti locali, hanno cercato di convincerci come tutto andasse bene, negando l’evidenza e sproloquiando di tempi record, ricostruzioni spedite o di ristori ottimi e abbondanti».

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