E’ morta Brigitte Bardot, per tutti B.B. Aveva 91 anni. Nata a Parigi nel 1934, è stata un’attrice, cantante e modella, divenuta una delle più grandi icone femminili del Novecento. Raggiunse la fama internazionale negli anni ’50 con Et Dieu... créa la femme (E Dio creò la donna, 1956), che la consacrò simbolo di sensualità libera e anticonformista. Protagonista di oltre 40 film, fu anche cantante di successo e musa della cultura pop europea.
Nel 1973 abbandonò definitivamente il cinema per dedicarsi alla difesa degli animali, fondando la Fondation Brigitte Bardot. Una figura leggendaria, controversa e centrale nell’immaginario della “Dolce Vita” europea.
B.B. aveva un legame particolare con Cesena, in quanto città natale del famoso fotoreport Giuseppe Palmas (1918- 1977). Palmas, che dopo aver lavorato a Milano e Roma una volta tornato a vivere a Cesena aveva aperto anche uno studio fotografico in corso Cavour, ha scattato le prime foto di una Bardot giovanissima, ora custodite dal figlio Roberto nel ricchissimo archivio fotografico del padre.
«Mio padre l’ha fotografata proprio agli inizi - racconta Roberto Palmas -, quando non era ancora molto conosciuta. Mi ricordo che lui si vantava anche un po’. Tra l’altro - aggiunge - nelle foto dell’epoca che ho, aveva la pelliccia. Erano quasi uno scoop, viste le scelte a favore degli animali che ha fatto in seguito. Forse Brigitte Bardot queste foto non le ha mai viste, altrimenti probabilmente mi avrebbe chiesto di toglierle. Tutto il rispetto per le sue scelte, comunque».
A raccontare l’incontro tra Giuseppe Palmas e B.B. è il giornalista Michele Bovi, in una presentazione scritta per una mostra.
Andò a cercarlo in ufficio, al numero 169 di Via Veneto, la strada che già 4 anni prima di La dolce vita di Fellini era considerata la vetrina-dépendance di Cinecittà. Quel palazzo ospitava la redazione romana di Le Ore, rivista settimanale di attualità cinematografica fondata nel 1953 da Salvato Cappelli. Lì si appoggiava Giuseppe Palmas, il più elegante dei fotoreporter. Lei era Brigitte Bardot, francesina attrice esordiente in cerca di considerazione nella Hollywood sul Tevere. Si erano conosciuti qualche giorno prima in una festa al Caffè Strega. Lei aveva bisogno di qualcuno di cui fidarsi, con cui sfogarsi, una spalla su cui piangere. Era il 1954, un papavero della Warner Bros.-forse il produttore Maurizio Lodi-Fè, forse il regista Robert Wise - le aveva promesso la parte della protagonista nel film Elena di Troia, kolossal americano da girare tra Lazio e Toscana. Ma c’era stato un ripensamento: per quel ruolo era stata preferita Rossana Podestà e a Brigitte la produzione aveva proposto il contentino della parte di Andraste, l’ancella di Elena. Troppo smaliziato per dispensare consolazioni pelose, l’amico Giuseppe si mostrò pungente: “Condivido la scelta. Le gambe di Rossana Podestà sono più belle delle tue. Tu hai i ginocchi grossi”. Dietro a quella battuta c’era tutto il disincanto del fotoreporter per quel mondo di celluloide e illusioni. Brigitte la prese a ridere, accettò il ruolo e tre anni più tardi quell’ancella dai ginocchi grossi divenne la più celebre delle attrici francesi.