Cesena, vigili del fuoco: Sama in congedo dopo 36 anni

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I colleghi lo hanno salutato alla maniera dei vigili del fuoco, mettendosi in formazione e suonando le sirene. Per dirsi a tutti gli effetti in pensione Giuliano Sama dovrà attendere il 1° settembre, ma quello di ieri era il suo ultimo turno, con cui si è congedato da una professione che aveva «il privilegio» di fare dal 1985. Dopo 36 anni di lavoro, Sama è certo che fare il vigile del fuoco sia «una grazia» e si definisce «uno dei prediletti» ad averla ricevuta. Il primo incontro con questa professione lo fece nel 1980, quando doveva assolvere all'obbligo di leva. «Avevo due zii vigili del fuoco e uno in particolare mi suggerì di fare il tentativo». Il tentativo riuscì e quell’anno di leva, fu un po’ come un innamoramento. «Innamorarmi di mia moglie mi ha cambiato la vita, e anche quell’anno di leva me l’ha cambiata». Alla prima occasione utile, in «un’epoca in cui i concorsi uscivano più di frequente», lo sostenne. «Prendevano 1.000 persone. Io arrivai 1200°, ma poco dopo allargarono a 1.300-1.400 posti e fui preso». Quando gli arrivò la notizia, era in viaggio di nozze: «Rientrai prima per andare a Milano». È qui infatti che trascorse il suo primo anno, per poi tornare al comando di Forlì, prima di servizio all’aeroporto “Ridolfi” e poi tra il comando di Forlì e il distaccamento di Cesena. Tra il 2000 e il 2004, per ottenere la qualifica che lo avrebbe fatto tornare da caporeparto a Cesena, è stato due anni ad Ancona e due a Bologna. Un periodo che ricorda con affetto, anche se specialmente quello a Bologna lo descrive come «molto duro, ma formativo». Cinque anni dopo il rientro a Cesena, è diventato capo-distaccamento, qualifica che ha mantenuto fino al pensionamento.

Di tanti anni di lavoro tra i momenti più difficili è legato a un efferato caso di cronaca nera: quando Predi uccise i genitori, la figlioletta e la moglie e ne nascose i corpi nel pozzo di casa. «Quello fu un intervento umanamente devastante», racconta con emozione ancora viva. Tra gli interventi più difficili ricorda invece l’incendio che devastò la “Longiano Imballaggi”: «Ricordo che quando uscimmo dal tunnel della secante già si vedevano le fiamme alte». Ci vollero giorni di lavoro ininterrotto per domare quel rogo, che devastò per sempre quell’azienda. I ricordi più belli non sono legati, invece, a qualche intervento in particolare, ma al senso di squadra: «È la condivisione con i colleghi il ricordo più bello - racconta Sama - Il nostro è un lavoro incredibile, dove il sapere di ciascuno è messo a disposizione degli altri. Se arrivando su intervento ti capita di avere un momento di difficoltà, sai di poter contare sui colleghi in turno con te». Un senso di condivisione che ha sentito fortemente anche durante le feste in occasione di Santa Barbara, il 4 dicembre, «quando al comando organizzavamo “Pompieropoli” e arrivavano le nostre famiglie, i nipoti. Era l’occasione per fare festa insieme e incontrare di nuovo anche chi era andato in pensione». Una tradizione interrotta la pandemia, ma la speranza è di poterla recuperare presto.

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