Cesena: un albero a scuola per ricordare il bimbo di 7 anni morto nell'incidente

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Alle 10 di ieri nel punto in cui Yahya Mohamed Djerir è morto c’erano già dei fiori appoggiati e una candela. A pochi passi i residenti frontisti ed alcune abitanti di Sant’Egidio. Tutti a interrogarsi come una tragedia del genere potesse essere accaduta. «È veramente incredibile - è il commento unanime - come la sorte possa accanirsi in questa maniera. Io ho sentito le grida e sono uscito di casa. Tutto era già accaduto e nessuno ha visto come siano andate le cose. Forse l’unico ad aver percepito qualcosa è stato suo padre, che era vicino a lui. C’era anche un fratello di Yahya quando sono uscito in strada. Poi è arrivata la mamma. Sono ancora tutti disperati. Siamo passati davanti a casa. Il padre in particolar modo non riesce a darsi pace e continua a piangere. Un uomo che conosco da tempo - spiega un’altra donna - in passato erano a Pievesestina e lui faceva la stagione di raccolta delle fragole dai miei genitori. Una persona splendida».

Il punto dell’incidente dista meno di 500 metri dall’abitazione della famiglia Djerir. E a poco più di quella distanza ma nell’altra direzione c’è la scuola Munari, che il piccolo frequentava.
È l’ora di ricreazione e tutte le classi sono in cortile a giocare.
«Già dal primo mattino ci siamo immediatamente trovati ad affrontare questa tragedia con i compagni di classe - dicono le maestre - coordinate dalla dirigente metteremo in atto tutte le pratiche necessarie a che i piccoli amici di Yahya possano affrontare ed elaborare quanto accaduto. Non è una cosa facile per piccoli di quell’età. Ma certamente non è neppure facile per noi. I bimbi sapevano quasi tutto. A volte anche in maniera sbagliata. Non è giusto che gli adulti raccontino loro i dettagli terribili di come è avvenuta la sua morte. Serve accompagnarli verso la consapevolezza di un amico che non c’è più. Tra loro c’è chi non ha fatto commenti e ancora si sta tenendo tutto dentro. C’è anche chi invece ha già fatto delle proposte. Come quella di piantare un albero qui nel giardino della scuola, in memoria di Yahya».
Un esempio, quello citato dalle maestre, che gli alunni hanno sempre sotto gli occhi. Nel cortile della Munari c’è il salice piangente a ricordo di una compagna di scuola (la piccola Sofia) che una malattia ha prematuramente strappato agli affetti.

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