Cesena, sospetti infarti: come cambia la procedura di soccorso

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Allarme e rassicurazioni per la nuova procedura adottata dalla fine dello scorso agosto sul territorio cesenate per controllare e soccorrere chi ha bisogno dell’intervento del 118, perché segnala dolori al torace che potrebbero essere avvisaglie di un infarto. Estendendo in zona modalità di intervento già adottate fin dal 2004 nel resto dell’Emilia Romagna, si è deciso che in questi casi non è necessario inviare subito l’auto col medico a bordo. Nelle fasi iniziali ci si affida invece all’esecuzione di un elettrocardiogramma da parte dell’infermiere che sopraggiunge sul posto con l’ambulanza. I dati rilevati sono trasmessi in tempo reale al cardiologo e solo in quel momento si sceglie come agire. In linguaggio tecnico, si è deciso che lo schema standard è l’invio di un mezzo “in codice rosso base”, e non in “codice rosso avanzato”. La seconda classificazione farebbe scattare immediatamente l’invio non solo dell’ambulanza ma dell’auto medicalizzata.E ovviamentequest’ultima interviene tempestivamente qualora ci siano elementi che indichino la compromissione delle funzioni vitali. La scelta fatta è basata anche su un dato: solo nel 5% delle telefonate che arrivano alla Centrale del 118 per segnalare dolore toracicosi accerta che è in corso un inizio d'infarto. La novità ha però suscitato qualche preoccupazione di chi teme che con questo sistema possano esserci ritardi nel trattamento dell’infarto. La Lega, attraverso la sua capogruppo Antonella Celletti, se ne è fatta portavoce presentando un’interrogazione a risposta scritta. E il sindaco Enzo Lattuca ha opportunamente interessato il direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, visto che si tratta di una questione con aspetti molto tecnici e delicatissima. Nella risposta ricevutasi garantisce che il tipo di gestione del dolore toracico introdotto da alcune settimane, senza l’invio automatico immediato del medico ma aspettando il responso dell’Ecg, «funziona in modo ottimale» e lo testimoniano gli «eccellenti risultati in termini di outcome dell’infarto miocardico acuto, in linea con i migliori standard a livello nazionale». Carradori esclude il rischio di ritardi nell’arrivo in Emodinamica: «L’esecuzione della terapia su indicazione a distanza del medico di riferimento - spiega - riduce l’intervallo libero da terapia e non rappresenta una perdita di tempo». Anzi, «consente di guadagnare tempo, perché il percorso fisiopatologico del danno viene rallentato, consentendo di allargare la finestra di tempo per una maggiore efficacia del trattamento definitivo di angioplastica». Carradori chiarisce poi che «nel caso di infarto miocardico acuto, l’automedica interviene per trasporto sanitario assistito all’Emodinamica di riferimento senza alcun impatto negativo per il paziente. Una volta effettuata la diagnosi da parte del cardiologo di riferimento e stabilito l’accesso all’Emodinamica di riferimento, nel periodo necessario per caricare il paziente sull’ambulanza per il trasporto l’automedica allertata dall’infermiere arriva sul posto e riparte negli stessi tempi che sarebbero richiesti qualora fosse già presente sul luogo dell’evento». Il trattamento degli infarti acuti che colpiscono pazienti nell’area cesenate è stata a lungo al centro di un acceso dibattito per il fatto che gli interventi urgenti di angioplastica in questi casi non vengono eseguiti all’ospedale Bufalini, ma nei nosocomi di Forlì, o più di rado a Rimini. Antonella Celletti, nella sua interrogazione, ha ricordato anche questa assenza di un servizio fondamentale, che esiste invece in tutti gli altri ospedali presenti nei territori delle vecchie Ausl della Romagna. La consigliera comunale del Carroccio ha chiesto all’amministrazione comunale «se non ritenga grave che solo l’ospedale cesenate sia sprovvisto dell’Emodinamica h24 e quali iniziative intenda attuare perchè Cesena sia dotata, con urgenza e senza aspettare tempi biblici, di questo servizio essenziale». A questa domanda non hanno dato una risposta né il direttore dell’Ausl Carradori, né il sindaco Lattuca. Già nel 2017 si raccolsero 5.000 firme su una petizione per chiedere di colmare questa lacuna, riattivando l’Emodinamica al Bufalini. Sulla spinta di quella mobilitazione popolare, fu poi votata in Consiglio comunale una mozione presentata da Giuseppe Zuccatelli, a nome di Articolo 1, in veste di allora consigliere comunale di quel partito ma anche con la forza della sua competenza specifica come ex direttore dell’Ausl di Cesena. L’iniziativa fu sostenuta anche dal Pd e fu approvata all’unanimità, in modo trasversale, da tutte le forze politiche. Ma da allora tutto tace. gpc

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