Cesena, sos di Libera: "La mafia ama bulli a scuola e tasse evase"

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Che le mafie abbiano allungato i loro tentacoli anche in Romagna lo dicono processi e confische di immobili, ormai frequenti. Ma oltre a queste piaghe, di competenza della magistratura, ce ne sono altre, meno visibili ma strettamente collegate, perché diventano l’humus in cui la criminalità organizzata affonda le radici. Per esempio, «il bullismo nelle scuole, che è basato sui medesimi meccanismi delle mafie: minacce, prepotenze e omertà». Oppure illegalità diffuse nel mondo delle imprese, come «l’evasione fiscale e le false fatturazioni, che creando una concorrenza sleale finiscono per mettere in crisi le aziende oneste, spingendole a mettersi in brutte mani, per esempio con prestiti usurai o cedendo l’attività a chi ricicla denaro sporco». A fare questo ragionamento di ampio respiro è Franco Ronconi, timoniere di Libera per il territorio di Forlì-Cesena, che invita la politica e l’intera società civile a farsi carico del contrasto anche sul piano «culturale e info-formativo». L’associazione fondata da don Luigi Ciotti, che conta circa 250 associati in provincia, sta facendo già da tempo una preziosa azione di questo tipo sul territorio, soprattutto nelle scuole («incontro circa 2.000 persone all’anno per parlare della mafia e di quello che ci sta attorno, anche apparentemente lontano», riferisce Ronconi). Però c’è l’esigenza di ampliare sempre di più il raggio d’azione. Un modo per farlo può essere «l’arte nelle sue varie forme, che è un’anticipazione della storia, in grado di arrivare sempre cinquant'anni prima». È nato così uno spettacolo, che debutta in anteprima a Cesena, questa sera alle 21.30, nel chiostro di San Francesco accanto alla Biblioteca Malatestiana. Si intitola “Donne d’onore” ed è nato da un’idea di Monica Briganti, del “Teatro delle lune”, in collaborazione proprio con Libera, oltre che col Comune e con l’associazione “Ipazia”. Questo esempio di teatro civile - sottolinea Ronconi - va «nella stessa direzione di “Liberi di scegliere”, progetto per dare alle donne e ai loro figli minori la possibilità di uscire dall'ambiente mafioso. Nato su idea di un giudice straordinario, Roberto Di Bella, prevede tra l’altro tre anni di messa in prova in comunità per ragazzi condannati e personalmente ho anche seguito un paio di questi casi».

Secondo Ronconi, «il primo problema che la criminalità organizzata sfrutta è l'ambiente, il non avere alternative, a partire da un lavoro. E allora la disoccupazione e le nuove povertà possono diventare pericoli anche da noi. Qui in Romagna il radicamento mafioso avviene in forma prevalentemente finanziaria. Che sia una realtà lo dicono i cinque immobili confiscati alla ’ndrangheta sul territorio di Cesena, così come l’arresto per caporalato di quattro pakistani, fatto nel 2020 da queste parti, perché avevano schiavizzato quasi 50 stranieri, pagati 250 euro al mese, trattenendone 200 per l’alloggio». Come reagire? «Il vero antidoto a questi fatti terribili va trovato a monte, a partire dalle scuole, facendo capire come nasce la mafia e stimolando i nostri ragazzi e le nostre ragazze a reagire agli atteggiamenti mafiosi sottili nelle piccole cose di tutti i giorni, perché la prima forma di mafia è il bullismo. Servono meno celebrazioni, a volte di rito e sterili del passato, e più attenzione all’oggi. E come ripete don Ciotti, dobbiamo chiamare mafioso ogni comportamento che imita quelli tipici della mafia: il capitalismo predatorio e senza regole, la politica opportunista, la cultura della competizione esasperata, della sopraffazione e dell’egoismo». Bisogna capire - fa notare il rappresentante di Libera - che tutto è interconnesso, cominciando da certe distorsioni dell’economia: «Se si distrugge la libera concorrenza perché non si pagano le tasse e in questo modo si possono vendere prodotti a prezzi più bassi del 30-35% rispetto agli imprenditori corretti, si crea una spirale: dai 110 miliardi annui di evasione fiscale in Italia, ma secondo alcuni studiosi potrebbe addirittura sfiorare i 300 miliardi, nascono squilibri, come fallimenti aziendali e disoccupazione o lavoro precario, che fanno la gioia delle mafie». Ronconi segnala quattro settori che in Romagna si stanno rivelando particolarmente vulnerabili alle organizzazioni criminali: agricoltura, edilizia, logistica e turismo. Poi aggiunge che bisognerà prestare grande «attenzione alle possibili infiltrazioni nei progetti finanziati coi fondi del Pnrr».


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