Cesena, sos da Orogel: il boom dei costi stritola l'intera filiera

Archivio

Se c’è un “merito” che si può attribuire all’aumento del costo dell’energia, è quello di aver portato nel dibattito pubblico il tema più ampio dell’esplosione dei costi di produzione con cui la filiera agroalimentare sta facendo i conti da mesi. Tra i protagonisti di questa filiera a Cesena c’è “Orogel”, che in questi giorni sta richiamando pubblicamente l’attenzione su una situazione complessa e grave, che per essere affrontata non può prescindere dall’intervento tempestivo del Governo. L’amministratore delegato Giancarlo Foschi lo ha evidenziato in un’intervista al “Corriere della Sera” e il presidente Bruno Piraccini alla trasmissione “Omnibus”, su La7. Il dato da cui partono è eclatante: il costo dell’energia è triplicato, e in alcuni casi quadruplicato negli ultimi mesi, diventando ormai «insopportabile» per tutto quanto il sistema, e non solo per “Orogel”, come fa notare Foschi.

Produzioni «in perdita»

A risentirne è anche la base dei produttori che conferiscono a “Orogel”. «Ci sono concimi che sono aumentati anche del 70%, e in generale i contadini stanno facendo i conti con questi stessi aumenti che erodono i margini di guadagni. Sanno che il momento è duro per tutti e di dover fare sacrifici a loro volta, ma questi non sono sostenibili per nessuno a lungo». Piraccini a “Omnibus” ha parlato di «produzione in perdita» e del rischio di vedere cancellate in pochi mesi storie imprenditoriali lunghe decenni. L’aumento dei prezzi presto sarà inevitabile - prosegue Foschi - «ma non basterà. Trasferire questo macigno sul mercato sarebbe impossibile, e non è una soluzione».

Non solo energia

Non è solo l’energia a essere aumentata: «Piove sul bagnato - sintetizza Foschi - È dalla seconda metà dell’anno scorso che è cominciato l’aumento di carta, imballaggi, plastica. Sono diventati più cari i container, le materie prime, i trasporti. Un pallet che ante pandemia costava 7-8 euro adesso ne costa 20, ad esempio. Quello che sta succedendo in questo periodo in un certo senso non è nuovo, ma forse la differenza è che adesso si sono svegliati un po’ tutti», osserva Foschi. “Orogel” stima un aumento del 20% dei costi complessivi nella propria attività. Ma il problema non è circoscritto a un singolo settore: «La stima che è che l'aumento dell'energia costerà 30 miliardi alle aziende - sottolinea Foschi - Il rischio è che il 30% delle risorse del Pnrr se ne vadano in maggiore costo dell’energia elettrica». Il problema è globale e come tale va affrontato. «Il Governo sembra orientato a intervenire, ma in una situazione come questa anche la tempistica è fondamentale. Abbiamo esempi in Europa, come la Francia e la Germania, che hanno bloccato il costo dell’energia ai valori pre-pandemia; per l’Italia si pone un problema anche di competitività». È un problema strutturale, che riguarda anche la pianificazione energetica del Paese: «Anni fa l’Italia ha chiuso tutti i suoi pozzi di gas, mentre in momenti di emergenza come quello attuale bisognerebbe attingere a tutte le risorse».

Realisti ma non sfiduciati

A Foschi preme chiarire un aspetto: «Siamo realisti ma non catastrofisti. “Orogel” è da tempo impegnata con “Orogel Green” in un percorso di ottimizzazione dei processi e di riduzione dei consumi. Buona parte dell’energia di cui abbiamo bisogno la produciamo direttamente. Gli investimenti previsti restano, nonostante la difficoltà del momento, senza ombra di dubbio il più complesso della nostra storia. Serve realismo, ma anche dare fiducia al sistema. Siamo convinti che esista una via d'uscita e vada cercata insieme».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui