Cesena, sfrattati con tre bambine: la contrada non si rassegna

Archivio

Non si ferma la mobilitazione al fianco della famiglia con tre bambine sfrattata dalla casa in via Uberti dove abitava da 12 anni. Martedì mattina una ventina di persone hanno voluto fare sentire la loro vicinanza scendendo in strada per condividere quei momenti di sofferenza. E hanno anche voluto evidenziare con cartelli di protesta che l’emergenza abitativa è una piaga contro cui serve una denuncia sociale e pubblica da parte di tutti. Poche ore dopo, quando i due genitori sono andati a prendere a scuola le loro figlie di 6, 8 e 12 anni per trasferirsi a Sorrivoli, dove hanno trovato una temporanea ospitalità da don Pasquale, sotto la regia dei Servizi sociali del Comune, quegli stessi vicini si sono premurati di verificare che tutto fosse filato liscio. E i diretti interessati, che hanno affrontato tutta la vicenda con grande dignità, li hanno rassicurati sul fatto che le prime fasi di questa parentesi della loro vita si erano svolte in modo tutto sommato sereno. A cominciare da una cena a base di cous cous, che per chi è originario del Marocco (anche se le bambine sono tutte nate in Italia e sempre vissute a Cesena) dà un po’ la stessa soddisfazione che una piadina può dare a un romagnolo. Le persone stanno facendo rete per sostenere quel nucleo, che si è sempre fatto ben volere, ribadiscono però di volere «proseguire la ricerca di una casa a canone concordato». Non solo per avere una sistemazione stabile, ma soprattutto per spostarsi in una zona della città servita da mezzi di trasporto pubblico (assenti a Sorrivoli), così da raggiungere agevolmente la scuola Carducci e la media numero 2, frequentate dalle tre bambine. Chi ha la disponibilità di alloggi da affittare con un canone di non più di 500-600 euro al mese può contattare Ester Zappata al 347-3735811 o Paolo Ugolini al 334-6205675.

Lo spirito della contrada

Al di là di questa specifica vicenda, la reazione comunitaria che si sta toccando con mano nella zona di via Uberti e via Sacchi è tutt’altro che improvvisata. È il frutto di un percorso che i residenti stanno facendo fin dal dal 2013, quando alcuni sentirono l’esigenza di tessere «rapporti di comunità e buon vicinato, non solo dichiarati ma praticati e vissuti». Perché «a comunità si realizza nel quotidiano ed è molto debole in città rispetto a una volta e anche rispetto a quanto avviene ancora nei piccoli paesi. Il centro - prosegue il cittadino - un tempo era diviso in 7 contrade, che sono qualcosa di più raccolto rispetto ali quartieri. Abbiamo bisogno di recuperare quella dimensione». Lo si è fatto non solo con le ormai note giornate di festa organizzate annualmente con il motto “Chi non ha contrada non ha casa”. Poco a poco, è cambiato il modo di vivere. Ingrid, una vicina di casa degli sfrattati, racconta che «la strada ha ricominciato a vivere, si è tornati a parlare e si è tornati a giocare all’aperto come una volta». Aggiunge poi che quelle bambine ora a Sorrivoli «con la loro grande e gioiosa vivacità e un comportamento scanzonato hanno favorito l’intreccio tra bambini di differenti culture, in un modo reciprocamente costruttiva. Tanto che mia figlia ha imparato alcune parole di lingua araba». È lì l’origine di una toccante cena di saluto che c’è stata la sera prima dello sfratto. E si spiega così la tristezza manifestata da bambini e bambine che continuano a vivere lì e non capiscono perché le loro amiche siano state costrette ad andarsene. Quelle bambine - riprende la riflessione Ugolini - sono state «una fonte d'integrazione, contribuendo anche alla stesura di un giornalino di contrada, attraverso interviste fatte a chi abita qui, raccogliendo per esempio ricordi degli anziani». Se non si conosce questo cammino, non si può capire fino in fondo perché ci sia stata una simile reazione del vicinato. Una reazione sorprendente in una società sempre più atomizzata e con relazioni ridotte all’osso, dove spesso non si sa neppure chi abita nella casa accanto.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui