Cesena, senza pensione da due mesi per un blocco informatico

Da due mesi è sospesa in un assurdo limbo burocratico, senza potere più contare sulla Ape social, interrotta perché doveva iniziare a ricevere la pensione d’anzianità, che però è bloccata. Tutta colpa di un problema tecnico informatico: il programma che deve calcolare quanto spetta ad Antonella Medri non riesce a elaborare i dati. Così si è sentita dire la cesenate 67enne, ex dipendente amministrativa dell’Ausl, quando ha chiesto spiegazioni per il fatto che non le arrivata la nuova pensione, dopo che il 1° marzo le era stato fatto l’ultimo versamento dell’Ape social, riferita al mese di febbraio. La stessa sconcertante risposta è stata data la scorsa settimana anche ai sindacati, a cui si è rivolta la donna vittima di questa storia di inefficienza dell’amministrazione pubblica. La conseguenza di questo pasticcio è che ora, e non si sa fino a quando, nelle tasche della malcapitata non sta entrando più un centesimo di pensione: né di quella sociale che aveva percepito fino a inizio marzo, né di quella d’anzianità che le spettava a partire da quel momento.

Assurdo imprevisto

«Sono andata in pensione nell’ottobre 2019 con la Ape social – racconta Medri – perché mio marito è diventato invalido al 100%, a seguito di una emorragia cerebrale, e ha bisogno della mia assistenza. Dal 1° marzo avrei dovuto ricevere la pensione d’anzianità, avendo raggiunto l’età per ottenerla. Avevo fatto richiesta già lo scorso settembre ed era stata accolta senza alcun problema. Ma visto che la pensione non arrivava, ho chiesto all’Inps a Forlì cosa stava succedendo. Mi hanno risposto che il loro sistema si blocca, non riesce a caricare i miei dati. A quanto pare, dipende dal fatto che ho svolto periodi lavorativi molto frazionati nel periodo in cui dovevo seguire mio marito, ricoverato in Rianimazione». La reazione non può che essere di sconcerto: «Mi chiedo quanto tempo serva per risolvere questo problema informatico. All’Inps non me lo sanno dire. Eppure, penso che se il programma non riesce a processare questi dati, basterebbe che qualcuno li inserisse manualmente».

Costretta a prestito in banca

Questa situazione di incertezza produce guai molto concreti. Antonella è stata, per esempio, costretta ad «andare in banca a chiedere un prestito, con l’8% di interessi da pagare», perché quando ha «chiesto di aprire la procedura per la cessione del quinto della pensione» le è stato risposto che era impossibile, in quanto «dai codici non risultava alcuna pensione». Anche all’Inps, con cui ha acceso questo mutuo, in qualità di dipendente pubblica, aveva chiesto di congelarne la scadenza. Sembrava doveroso alla luce della situazione che si è creata proprio per colpa dell’istituto previdenziale. Ma le hanno risposto che l’unica cosa che poteva fare era una rinegoziazione. Una scelta che sarebbe stata molto svantaggiosa, perché – fa notare – visti gli attuali tassi, spenderebbe molto di più negli interessi da versare.

Lo sfogo finale

La donna non sa davvero più cosa pensare e che pesci pigliare ed è comprensibilmente arrabbiata. «Mi chiedo quante altre persone debbano fare i conti con situazioni intollerabili come quella che sto vivendo – conclude – Ho saputo di almeno un caso simile a Genova: un cittadino sta aspettando addirittura dallo scorso ottobre di ricevere la pensione a cui ha diritto. Intanto, le bollette sono da pagare e la spesa da fare. E non si deve dimenticare che dietro le pensioni ci sono i nostri soldi, sotto forma di contributi versati quando lavoravamo».

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