Cesena, scoperti per caso antichi reperti. Potrebbero riscrivere la storia

CESENA. Dai muri di quella che oggi è una cantina usata come deposito, ma un tempo era probabilmente una cappella, emergono antichi reperti. Una scoperta straordinaria, fatta in maniera casuale, che potrebbe portare a riscrivere un pezzo della storia di Cesena. Montereale è stato forse il centro nevralgico della comunità cristiana cesenate. E con ogni probabilità è li che San Mauro, patrono della Diocesi di Cesena-Sarsina, iniziò il suo ritiro spirituale.

Una scoperta casuale
È questa l’ipotesi che ha iniziato a prendere forma (e meriterebbe di essere approfondita) durante una camminata fatta in collina da Alex Cavallucci. Merito della sua curiosità, del suo occhio attento e della sua conoscenza dell’arte, nata da una passione che ha coltivato a lungo. Alcuni mesi fa, vedendo alcune donne che gestiscono la canonica e ne hanno le chiavi intente a preparare una festa estiva, è entrato. E sulle pareti di un locale gli si sono parate di fronte emozionanti testimonianze antecedenti all’anno Mille, che si pensavano perdute per sempre, dopo un bombardamento avvenuto nell’ottobre del 1944.

I reperti di oggi e di ieri
«Si tratta di reperti murali databili tra l’VIII e il IX secolo dopo Cristo - spiega Cavallucci - Alcuni sono ben visibili, altri sono frammenti di capitelli verniciati, collocati in quella che sembra essere una piccola cappella, oggi adibita a deposito e cantina». Tra l’altro, non c’è da stupirsi del fatto che da quelle parti vengano alla luce frammenti del passato remoto di grande valore: «Un cippo romano oggi usato per la pila dell’acqua santa, già oggetto di studi sulle stele funerarie dell’Emilia cisalpina, è stato rinvenuto nelle vicinanze - ricorda Cavallucci - Ma le fonti sono varie e quel che è certo è che una scritta, “P. Vergestro Ich situs est”, che indica che quello è il luogo sacro delle sepolture. Quindi è facile immaginare che in loco si potrebbe trovare molto altro».

Indizi toponomastici
Ci sono anche interessanti indizi su certi toponimi che Cavallucci ritiene illuminanti sul valore di quei luoghi dal punto di vista storico: «In primis la toponomastica anche dei paesi vicino come Diolaguardia, anch’esso citato in antico “Dulaguarde”, a mio avviso a indicare che il punto più alto vicino a Montereale era il luogo dove Dio era a guardia. Nella storia scritta è poi indicato che la Madonna ora al Monte era nella piccola pieve di Montereale, con annesso convento di monaci Cllunicensi e Benedettini, e solo nel 1318 è stata portata a Cesena nell’Abbazia attuale. La storia insegna tante cose, ma vanno lette secondo i criteri dell’epoca. Non è un caso che Mauro, devoto alla preghiera, fosse imparentato con alte cariche chiesastiche, fino ad arrivare al Papa Giovanni X. In origine Montereale era chiamato Monte Lucatii, altri hanno fatto ipotesi di un luogo tardo antico, d’epoca bizantina, e prima ancora romano».

Quell’inizio a Montereale
Adesso gli elementi venuti alla luce (che Cavallucci ha avuto modo di esaminare più volte, anche con l’ausilio di un esperto d’architettura), unite alle notizie già esistenti di archivio, lasciano intravedere che «ci fu un “inizio” là a Montereale, dove sorgeva una piccola comunità di frati. Quegli stessi frati che anche dopo lo spostamento della Madonna sul colle Spaziano vi facevano ritorno per ritirarsi in preghiera. Il troppo rumore che i pellegrini causavano nell’Abbazia che domina Cesena non era infatti adatto al ritiro spirituale e all’eremitaggio, vista anche la vicinanza alla via consolare Aemilia e al nucleo urbano». In sintesi, sperando che vengano fatti «ulteriori studi per portare alla luce quello che resta dell’antico convento benedettino e del luogo sacro delle sepolture», si può già delineare un quadro degno di grande attenzione: «La comunità di Cesena ha in Montereale il luogo dove era custodita la Madonna, che fu poi portata al Monte esattamente 600 anni fa. E ancora prima, era stanziata lì un’importante comunità di frati, di cui fece parte quel Mauro che sarebbe poi diventato santo».

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