Cesena, ricoveri Covid alle stelle al Bufalini: occupati 150 letti

Cesena

La nuova impetuosa ondata di contagi da Covid sta mettendo a dura prova il Bufalini, che ieri ha esaurito tutti i 150 posti letto dedicati ai contagiati che necessitano di cure ospedaliere, rendendo necessario attivarne in fretta e furia altri 18. Una situazione che era critica è diventata drammatica nelle ultime ore e rischia di diventare catastrofica. È questo il quadro crudo tracciato da Carlo Lusenti, direttore del presidio ospedaliero cesenate. «Siamo a un punto a cui non eravamo mai arrivati neppure lontanamente - sottolinea - È un fatto oggettivo, sono i numeri a dirlo. Durante la prima ondata, nella primavera 2020, il picco di positivi ricoverati al Bufalini era stato di 99. Dopo la nuova impennata iniziata lo scorso autunno, il 7 gennaio siamo arrivati a un massimo di 104. Ora siamo a 150». Lusenti spiega che si sta facendo fronte a «questa situazione complicatissima» con «profonde e difficili riorganizzazioni ospedaliere». Ma il problema non è semplicemente quello di aggiungere posti letto. Occorre avere il sufficiente personale sanitario per assistere i malati. E così «tanti professionisti sono chiamati in questi giorni a riconvertirsi per dare una mano nei reparti Covid. Non è facile - fa notare Lusenti - perché ciascun specialista ha la propria professionalità, ma tanti stanno mostrando una disponibilità davvero ammirevole». Intanto, però, è stato necessario ridurre al minimo l'attività chirurgica e specialistica ambulatoriale per concentrarsi sull'assistenza ai malati Covid. Dura la riflessione finale di Lusenti: «Ho l’impressione che tra i cittadini sia molto bassa la consapevolezza generale di quanto sia tragica la situazione. Capisco che dopo un anno di pandemia siamo logorati, ma chi combatte il Covid in prima linea ha bisogno di sentirsi parte di una comunità che capisce gli sforzi che fa, perché lo aiuta a continuare a impegnarsi allo stremo. Il problema principale al centro dei pensieri della gente non può essere quello di non potere fare l’aperitivo».

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