Cesena, rete per i diritti lbt sotto tiro: il Comune va avanti

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«Una presa di posizione che mi ha lasciato perplesso». Così Carlo Verona, assessore ai Diritti e politiche delle differenze, commenta l’intervento del Consiglio pastorale e del Consiglio delle aggregazioni laicali della Diocesi di Cesena-Sarsina in merito all’adesione del Comune di Cesena alla rete “Ready”. Non è ancora stata concretizzata, ma è stata proposta dal Pd, nella seduta del 30 luglio, attraverso una mozione a firma della consigliera Federica Monti. Dopo più di 4 mesi, ieri i due organismi diocesani sono intervenuti pubblicamente per esprimere la loro preoccupazione per quel che l’adesione a questa rete comporterebbe, esprimendo il timore che, in modo simile a quel sarebbe accaduto se si fosse approvato il ddl Zan, in questo modo si corra il rischio di limitare «la libertà costituzionale di opinione e di espressione» di chi non si adegua al «pensiero unico». “Ready” - ricorda l’assessore Verona - è la «rete antidiscriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere». Quindi - aggiunge - «davvero fatico a comprendere quelle preoccupazioni». Un effetto però è stato ottenuto: «Ci hanno ricordato che siamo stati colpevolmente fermi rispetto all’impegno di quella mozione. Presto formalizzeremo l’adesione di Cesena». Verona è soprattutto perplesso per il fatto che «da una certa parte si faccia l’equazione per cui parlare di discriminazioni per orientamento sessuale equivalga a propagandare la fantomatica teoria gender, che a sua volta equivale a “utero in affitto”. È un’argomentazione, senza senso, che ormai è diventata una costante». È la stessa usata anche dal consigliere di Cambiamo, Enrico Castagnoli, nel corso della discussione della mozione sul contrasto alla violenza di genere, durante l’ultima seduta del Consiglio comunale. «Come se Cesena, che è stata teatro di quell’orrendo finto funerale, non sapesse cosa significa discriminazione - ricorda Verona - A tutela dei diritti e contro le discriminazioni: ribadisco che per questo nasce la rete Ready».

Su come tutelare i diritti della comunità Lgbt e combattere le discriminazioni, l’assessore racconta di essersi confrontato anche con i ragazzi e le ragazze del gruppo Rimbaud: «Sono giovani tra i 17 e i 25 anni e mi sono piaciuti molto. Quando ci siamo salutati gli ho suggerito di costituirsi associazione per ampliare le possibilità di collaborare col Comune e partecipare ai bandi: mi hanno scritto due giorni fa per dirmi che hanno seguito quel consiglio e ho proposto loro anche di provare a conoscere la realtà del Forum delle donne, che spesso organizza iniziative sul tema dei diritti».

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