Cesena, protesta: "Norme Covid troppo rigide nelle case di riposo"

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Il Covid continua a circolare, ma un particolare fondamentale è profondamente cambiato: i tassi di ospedalizzazione e di mortalità di chi viene contagiato sono molto più bassi a quelli tragici delle ondate che si sono succedute da quando è scoppiata la pandemia. Quella che invece non è cambiata è la rigidità delle regole adottate per le visite agli ospiti nelle case di riposo, quando il virus penetra all’interno della struttura. In quei casi c’è un divieto assoluto di andare a trovare tutti gli anziani, anche quelli che risultano negativi. E il divieto vale sia per i visitatori vaccinati sia per quelli non vaccinati.

Un mese senza incontrarsi

A evidenziare con sofferenza questa situazione, auspicando che si rivedano queste regole, è un 47enne cesenate. Nella struttura sul territorio dove sua mamma fu inserita più o meno in concomitanza con l’inizio dell’emergenza Covid c’è un focolaio a seguito della positività di un operatore. Una situazione che è tutt’altro che rara, visto che nel Cesenate da parecchie settimane i contagi giornalieri continuano ad aggirarsi attorno a quota 200. Il risultato è che è passato più di un mese da quando è stato possibile un contatto tra figlio e mamma. E questa dolorosa limitazione - precisa l’uomo - è valida per chiunque, a prescindere dal livello di protezione civile. Quindi non solo per lui, che non è vaccinato, ma anche per sua «zia, che ha quattro dosi».

Regole «disumane»

La sua riflessione è angosciante: «In un momento in cui è basso il pericolo di sviluppare il Covid in forme gravi mi chiedo che senso abbia questa chiusura. L’ho chiesto agli assistenti sociali, ma hanno fatto gli gnorri. Allora mi sono rivolto all’Ausl, ma ha girato la palla al Ministero della Salute, dicendo che loro devono adeguarsi a protocolli decisi a Roma. Non ce l’ho con i gestori della casa di riposo, che svolgono un ottimo servizio e purtroppo devono eseguire direttive dall’alto. È il sistema che non va, perché di questo passo si rischia di non potere rivedere mai più i propri genitori, se non quando usciranno da una struttura dentro una bara. È disumano e sono stupito che nessuno degli altri familiari dica niente. Forse ormai si sono abituati o rassegnati. Ed è brutto, perché il contatto con i propri cari, a una certa età, è fondamentale per il loro benessere psicofisico». Per il momento - riferisce il 47enne - l’unica relazione possibile con gli ospiti di quella struttura può avvenire «attraverso videochiamate, prendendo un appuntamento, e tra l’altro non è neppure facile riuscirci. Comunque non è la stessa cosa che vedersi di persona».

La proposta

L’alternativa suggerita è semplice: «Se anche non si vogliono fare entrare nella casa di riposo visitatori esterni, almeno si consenta agli anziani non contagiati di incontrare i loro cari fuori, nel giardino o nel cortile». Cosa che, tranne nei periodi di massima emergenza, è stata consentita al cittadino che ha deciso di esprimere pubblicamente il proprio disagio, nonostante fosse sprovvisto di green pass. «Anzi - specifica - potevo anche portare mia mamma a pranzo a casa mia. Ora che la situazione è molto meno preoccupante, non ci capisce perché gli anziani sani non possano neppure ricevere la visita all’aria aperta dei loro figli, ovviamente con tutte le precauzioni del caso, a partire dall’uso di mascherine Ffp2».

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