Cesena, progetto per evitare di allontanare 30 bambini dai genitori

Un progetto per evitare che i bambini che sono sull’orlo del precipizio per problematiche di vario tipo ci cadano dentro. Che in concreto significa lavorare sulla prevenzione, fornendo in rete la dovuta assistenza per scongiurare l’allontanamento dei minori dalle famiglie e il loro inserimento in strutture protette. Uno scenario che a volte è inevitabile, e non va comunque demonizzato, ma comunque è sempre un’esperienza traumatica e complicata per chi la vive, oltre che economicamente gravosa per le casse pubbliche. L’iniziativa, che è stata presentata ieri in commissione consiliare, si chiama “Pippi”. Un nome che ricorda non a caso la ragazzina soprannominata “calzelunghe”, ma è in realtà una sigla che sta per “Programma di intervento per la prevenzione dell’istituzionalizzazione”. È una preziosa novità, che sta prendendo forma grazie a un finanziamento europeo del Pnrr, per un importo di 211.500 euro. Serviranno per mettere in campo nell’arco di un triennio una serie di azioni a tutela del mondo dell’infanzia alle prese con situazioni problematiche. L’obiettivo è coinvolgere in questo percorso 30 famiglie. Le prime saranno individuate entro il mese di maggio. In commissione, l’assessora Carmelina Labruzzo e il suo staff, a partire da Monica Brandoli e dalla referente del nuovo progetto, Carolina Travanti, hanno chiarito che “Pippi” mira ad affrontare situazioni di povertà psico-socioeducativa ed economica. Perciò, orientativamente, non comprende situazioni di bambini o ragazzi che sperimentano situazioni di abuso o di gravi forme di maltrattamento, per le quali esistono percorsi di tutela giudiziaria ben definiti.

Le quattro azioni previste

In concreto, una volta deciso quali casi seguire e analizzata da situazione, a partire dalle difficoltà e dall’organizzazione familiare, operazioni di cui si occuperà una equipe, saranno messe in campo quattro azioni per impedire che le criticità diventino così ingestibili da essere costretti allontanare i minori dalle famiglie. Un primo intervento sarà di «educazione domiciliare con le famiglie, per sostenere i genitori, rafforzare le relazioni genitori-figli e migliorare lo sviluppo dei bambini». Una seconda strategia consiste nella «partecipazione a gruppi di genitori e di bambini, con incontri settimanali o quindicinali per svolgere attività di sostegno alla genitorialità». La terza mossa è basata sulla «collaborazione tra scuole, famiglie e servizi sociali, in quanto anche gli insegnanti di riferimento del bambino coinvolto nel progetto concorrono alla formazione dell’équipe multidimensionale ce se ne prende cura. Per rafforzare questo coinvolgimento della scuola, sarà siglato un accordo regionale tra le scuole partecipanti, con la finalità di integrare “Pippi” tra le forme di sostegno scolastico. Il quarto strumento su cui si conta è il supporto di «famiglie d’appoggio, cioè aiutanti volontari, che possono essere parenti, amici, vicini e così via, disponibili a offrire un aiuto concreto alla famiglia assistita». L’intero percorso durerà 18 mesi, dopodiché si valuteranno gli esiti e si capirà se l’emergenza è rientrata e si può tornare a una gestione “ordinaria” o se servono ancora interventi “speciali”.

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