Cesena, profughi stipati ai confini: in viaggio a prendere i più deboli

Si sta aprendo un nuovo canale umanitario in aiuto ai profughi ucraini, per fronteggiare un’emergenza che sta esplodendo negli ultimi giorni: la saturazione dei centri di prima accoglienza allestiti nei Paesi confinanti col Paese aggredito dalla Russia. Sono strapieni e quindi c’è l’esigenza sempre più pressante di sgravarli, smistando gli ospiti verso sistemazioni un po’ più stabili e confortevoli, presso famiglie o in spazi gestiti da associazioni. Il tutto dando la priorità alle persone più fragili. È questo il senso dell’operazione che sta prendendo forma sotto la regia di Roberta Cristaudo, 37enne cesenate esperta di relazioni internazionali, residente a Borello. E da lei, sulla scorta dell’esperienza fatta, parte anche un prezioso suggerimento rivolto alle istituzioni, per superare un freno: quello costituito dalle beghe burocratiche, di cui molti privati sono restii a farsi carico. Sarebbe quindi bene gestirle preliminarmente in appositi punti pubblici, così che le famiglie possano avere come unico pensiero l’ospitalità. Il lavoro in rete in cui si sta impegnando Cristaudo, come spiega lei stessa, «ha l’obiettivo di portare un po' di speranza e serenità nelle vite di persone che hanno già subito il dramma del conflitto in atto. Quella che sta nascendo è una rete che parte dal basso, unendo le forze di singoli che hanno messo in campo le loro risorse economiche e di tempo». I primi frutti sono arrivati alcuni giorni fa, quando 6 persone di due nuclei familiari hanno trovato posto in una grande casa a Santa Maria Nuova, nella zona del comune di Bertinoro a ridosso del territorio cesenate. Merito della disponibilità della famiglia Della Corna e di tanti volontari che si sono dati da fare per preparare i locali. Due sere fa, altri 7 profughi ucraini hanno trovato posto in una struttura della Misericordia nel territorio di Sarsina. Cristaudo premette che l’intervento umanitario è stato possibile «grazie al coordinamento con i centri di accoglienza di Zamosc e Lublino, in Polonia, che hanno espletato tutta la parte documentale, ad una volontaria polacca e alla grande forza di volontà di due ragazzi lombardi che si sono fatti carico del viaggio per trasferire i profughi fino in Romagna. Ed è stata infine decisiva la disponibilità ad accogliere in una delle strutture a lei affidate da parte della Misericordia di Sarsina e del sindaco di quella cittadina». Il gruppo arrivato - precisa la volontaria borellese - «è composto da tre nuclei familiari. Ne fanno parte una coppia di anziani, tra cui una persona disabile, due adulti di mezza età e una giovane mamma con il suo bambino di 6 anni e sua madre. Provengono rispettivamente da Dnipro, Leopoli e Kharkiv, città martoriate dai bombardamenti. La loro vita si racchiude in pochi averi». Poi Cristaudo allarga lo sguardo, consigliando come si potrebbe agevolare l’accoglienza: «Sono tante le richieste di aiuto da parte di profughi ucraini e dei centri ai confini, ma per poter aiutare più persone possibili servirebbero delle soluzioni abitative, inoltre i costi per i trasferimenti sono notevoli tra carburante e noleggio mezzi. Mezzi che tra l’altro compiono i viaggi d’andata carichi di aiuti umanitari. È tanta la disponibilità ad accogliere anche nelle proprie case da parte dei cittadini della provincia. Però questo slancio solidale si scontra con alcune criticità. Innanzitutto, molte famiglie, magari perché nelle loro case vivono persone anziane, vulnerabili o bambini piccoli, esprimono la volontà di accogliere solo persone vaccinate. E al loro arrivo la situazione dei profughi non è subito chiara, non solo da questo punto di vista. Servono traduzioni dei certificati, accertamenti, occorrono alcuni giorni per le verifiche. Sarebbero quindi necessarie strutture che possano accogliere chi arriva in questa prima fase transitoria e sbrigare queste pratiche».

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