Cesena, processo "re Enzo": l'imputato si difende

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Processo penale per la pagina Facebook “Renzo Lattuca re”, che prese di mira il candidato a sindaco del Pd durante la campagna elettorale per le amministrative 2019: sul piano giuridico la partita si gioca sulla riconoscibilità o meno della paternità di quell’iniziativa, cioè sul fatto che qualcuno potesse o no scambiare quello spazio satirico come reale comunicazione fatta dal politico. Il reato contestato è infatti quello di sostituzione di persona e ieri, in tribunale a Forlì, l’ufficiale di polizia giudiziaria che seguì le indagini e l’imputato Paolo Giunchi sono stati sentiti soprattutto su questo aspetto. Dovrebbe essere stata la penultima udienza di uno scontro legale messo in moto nel 2020 da una querela di Enzo Lattuca, che però non si è poi costituito parte civile. Si tornerà nell’aula del giudice Nicolò Marcello, presumibilmente per la sentenza, il 17 aprile.

L’accusato 37enne, difeso dall’avvocato Marco Lisei, che è anche senatore di Fratelli d’Italia, ha ribadito che la sua pagina aveva un carattere satirico ed era nata per puro divertimento, senza particolari finalità di lotta politica a supporto degli avversari di quello che è poi diventato sindaco. Questa tesi potrebbe stridere con l’attività lavorativa di Paolo Giunchi: fa infatti parte dello staff della consigliera regionale Valentina Castaldini, del gruppo di Forza Italia. Ma - ricorda l’avvocato Lisei - ha assunto quell’incarico circa un anno dopo i post di “Re Enzo” e - prosegue - senza alcun collegamento con quei fatti ma per una conoscenza personale senza alcun aggancio alla vicenda. Precedentemente Giunchi faceva il deejay e non è stato mai iscritto a partiti, né tanto meno candidato.

Per quel che riguarda il rischio che i contenuti della pagina Facebook potessero essere scambiati per farina del sacco del vero Enzo Lattuca, Giunchi ha sottolineato, oltre al nome non coincidente con quella del candidato (mancava il gioco di parole sul “re”), alcune differenze “grafiche”. A partire dalla foto deformata del volto di Lattuca e dalla mancanza di una spunta blu, che invece era presente sulla pagina elettorale autentica. Ha messo l’accento su questi particolari per contrastare dichiarazioni che il sindaco, assistito dall’avvocato Luca Ferrini, aveva fatto in una precedente udienza. Aveva infatti detto che gli era stato chiesto conto di alcuni messaggi usciti sulla pagina “Re Enzo”, in quanto qualcuno aveva pensato che fossero veramente i suoi, ingannato dalla somiglianza tra i due profili. L’imputato ha invece affermato che non ha mai sentito dire a nessuno qualcosa che facesse supporre che qualcuno fosse stato tratto in inganno.

Anche l’ufficiale giudiziario che ha seguito le indagini, sentito nella stessa udienza, ha chiarito ce non ha trovato traccia di messaggi di utenti che dimostrassero di avere creduto seriamente che i post inseriti da Giunchi fossero attribuibili a Lattuca in persona, o comunque a qualcuno del suo staff.

A questo punto, non resta che aspettare la decisione del giudice al termine di un processo a cui si è giunti perché l’imputato si è opposto al decreto penale di condanna che era stato emesso a suo carico. Un provvedimento che avrebbe chiuso la partita con una multa di 3.375 euro sostitutiva di 15 giorni di reclusione. Ma Giunchi ha preferito rischiare le incertezze processuali, in cerca di un’assoluzione. gpc

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