Cesena, omicidio alle Vigne: parlano i 4 testimoni oculari

Cesena

Giuseppe Di Giacomo appariva “tranquillo” la mattina dell’omicidio. Anche se appena poche ore prima erano stati inviati dei messaggi di differente caratura via telefono sul suo status emotivo. I testimoni del delitto hanno all’inizio visto i due azzuffarsi come se di stesero prendendo a pugni. Ma sul corpo di Davide Calbucci non ci sono segni di contusioni, ma “solo” una raffica senza soluzione di continuità di coltellate: ben 33. Sul luogo del delitto i coltelli erano due. Ma quello fisicamente utilizzato per uccidere era uno “scannatore” utile per sezionare gli agnelli. Non doveva essere li e non è possibile chiarire perché l’omicida l’avesse portato con sé.

Testimoni in aula

Sono in estrema sintesi i punti nodali dell’udienza per l’omicidio delle Vigne. Davanti all’Assise presieduta da Monica Galassi (giudice a latere Marco De Leva) alla sbarra c’è Giuseppe Di Giacomo: il 66enne che accoltellò mortalmente al parco Fornace Marzocchi il vicino di casa Davide Calbucci, che aveva 49 anni. I suoi cari si sono costituiti parti civile: la moglie e la figlia assistiti dall’avvocato Alessandro Sintucci e la sorella da Marco Baldacci. Mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Filippo Raffaelli. I quattro testimoni oculari del delitto sono stati tutti ascoltati. Nel tempo avevano già deposto (anche al pm Laura Brunelli) su quanto visto la mattina del 19 dicembre dello scorso anno.

Il più vicino

Tutti hanno ribadito come prima di capire che venivano sferrate delle coltellate (e che a terra sarebbe finita una vittima) la scena poteva somigliare a quella di una scazzottata. Il più vicino di tutti ad osservare Di Giacomo e Calbucci era Roberto Grilli, 74 anni. Ha ribadito di essersi girato poco dopo aver sentito la voce di Calbucci che sbeffeggiava Di Giacomo. Con parole che però non avrebbero potuto, stando alla sua percezione, portare ad una successiva colluttazione killer. Quelli che parevano essere sferrati all’inizio erano “pugni”. Quando Calbucci era a terra e veniva colpito a raffica da Di Giacomo si è capito che “il siciliano” (come è conosciuto alle Vigne) aveva in mano e stava usando un coltello.

Trentatré colpi di lama

Sono state 33 le coltellate inferte a Calbucci. Di cui almeno 3/4 da sole potevano portare ad esiti mortali e tante sferrate quando il 49enne era già stato sopraffatto ed era a terra. Lo ha ribadito Donatella Fedeli, la patologa che ha eseguito l’autopsia sul corpo della vittima. Medico che però, con le sue parole, ha in qualche maniera escluso che tra i due possa esserci stata una colluttazione. Almeno non uno “scontro alla pari” a pugni visto che sul corpo di Calbucci sono stati trovati esclusivamente segni di coltellate e neppure un “livido” o una traccia riconducibile a colpi di diverso tipo, sferrati senza armi.

Due coltelli

L’udienza di ieri ha chiarito anche come i coltelli sul luogo del delitto fossero due. Nel cestino della bici di Di Giacomo i coltellino in uso per raccogliere erbe e radicchi. La lama che ha ucciso è però quella di uno scannatore. A spiegarlo in aula è stata la convivente dell’omicida: Graziella Gollinucci. Quella lama era quella che Di Giacomo usava per sezionare gli agnelli. Ed un agnello era stato fatto a pezzi e preparato per una futura cottura alcuni giorni prima dell’omicidio. Dunque non si è capito “come mai” Di Giacomo avesse con se anche quell’arma la mattina della passeggiata al parco finita col delitto.

Gli sms “preoccupati”

La donna è stata chiamata a descrivere l’apparente condizione del compagno nelle ore che hanno preceduto l’omicidio. Ha parlato di una situazione che sembrava “tranquilla”. In aula ha anche però descritto come nemmeno 24 ore prima, avesse inviato degli sms ad un dirigente Acer, temendo che la situazione delle liti condominiali tra vittima e carnefice potesse degenerale in qualcosa di “tremendamente grave”. Il messaggio è partito dal suo telefono poco dopo le 17. Alle 21, allo stesso dirigente Acer, era stato inviato un secondo messaggio che smorzava i toni: con la situazione “che sembra risolta” quasi ad ipotizzare una decisione (presa) di trasferirsi altrove rispetto alla casa popolare nella quale abitavano da anni, ad un piano di distanza dalla famiglia della vittima. Messaggi che il referente delle case popolari ha letto sol a distanza di giorni. Era i ferie ed aveva staccato il numero del lavoro. Le cinque ore di udienza sono state infine aggiornate al 20 luglio. Quando verranno ascoltate la moglie di Davide Calbucci ed alcune donne che vivono in zona: tra quelle che (Calbucci sosteneva) Di Giacomo avesse in passato molestato.

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