Cesena, omicidio al parco: pronte le prove scientifiche

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Il panorama delle prove a disposizione ora è completo. Presto il pubblico ministero chiederà il rito immediato con l’accusa di omicidio per Giuseppe Di Giacomo, il 66enne che lo scorso 19 dicembre ha ucciso a coltellate il vicino di casa Davide Calbucci di 49 anni.
In queste ore la Terza divisione della direzione centrale di polizia scientifica (sezione di Genetica forense della polizia di Stato) ha consegnato la relazione tecnica di genetica forense sugli esami che il Pm Laura Brunelli ha chiesto sul sangue trovato nei vestiti che Giuseppe Di Giacomo indossava al momento dell’omicidio e sulle impronte papillari latenti presenti sul coltello del delitto.
I vestiti erano stati abbandonati in casa da Di Giacomo che si era cambiato d’abito e lavato prima di farsi accompagnare dalla moglie in carcere a Forlì per denunciare il delitto appena commesso. Il Commissariato di Cesena li aveva immediatamente trovati e repertati. Il gabinetto di polizia scientifica di Roma che li ha analizzati ha trovato sopra gli stessi evidenti tracce ematiche di un unico “profilo 1”. che è stato poi associato alla vittima.
Di Giacomo dunque è venuto a contato più volte con Calbucci nella colluttazione mortale; e la presenza di più coltellate scagliate (poi riscontrata anche nell’autopsia) è stata evidenziata anche negli schizzi di sangue sempre di profilo 1 presenti sui vestiti.
Per ricostruire nel dettaglio la dinamica del delitto al gabinetto di genetica forense della polizia a Roma era stato chiesto di portare in evidenza anche la presenza di eventuali impronte papillari latenti, anche parziali, sul coltello del delitto. Non le impronte più marcate, rilevabili dalla scientifica in maniera più rapida e con l’utilizzo di mezzi tecnici meno complicati, ma le tracce meno evidenti, anche di parti di impugnatura, che emergono solo con una procedura irripetibile. Si tratta di un trattamento con cianoacrilato, che una volta sparso e dopo aver messo il coltello in una camera di fumigazione porta in evidenza le impronte “nascoste”.
Giuseppe Di Giacomo, ora 66 anni (difeso dall’avvocato Filippo Raffaelli) ha affrontato il 49enne Davide Calbucci (la cui famiglia ora è tutelata dall’avvocato Alessandro Sintucci) al parco Fornace Marzocchi. In comune i due protagonisti del delitto avevano tante liti per motivi più o meno futili ed il condominio dove abitavano: in via Agostino Vendemini 197.

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