«È probabile che avremo un raccolto di olive pari al 50%-60% in meno rispetto a un’annata normale». Lo afferma Andrea Celli, responsabile del comparto olivicolo del Cai, Consorzi Agrari d’Italia, che ha nel frantoio di Montiano il proprio punto di riferimento del settore. «A maggio le prospettive erano molto buone- continua- in quanto le piogge, seppur torrenziali come ben sappiamo, avevano portato un’abbondante fioritura e allegagione. Poi in luglio si sono alternati momenti di caldo eccessivo ad abbassamenti di temperatura drastici e questo ha causato abbondante cascola dei frutticini. Ciò ha portato alla situazione odierna, per cui si prevede un calo di circa la metà del raccolto».
I parassiti
Le condizioni meteo hanno poi facilitato la vita anche ad alcuni parassiti come la mosca dell’olivo e la tignola. «Solo chi fa monitoraggio preciso e continuativo riesce a contenere la popolazione di questi insetti- spiega- Altrimenti, si va a perdere ulteriore raccolto». Questo calo drastico è comune a tutta la Romagna e, andando per fasce territoriali, quella messa peggio è la zona collinare cesenate, da Bertinoro a Roncofreddo. In pianura invece e nel Riminese vi sono maggiori problemi per i forti attacchi da parte degli insetti.
I prezzi aumentano
Quali conseguenze porterà questo calo produttivo? Presto detto: le olive costeranno di più perché i produttori dovranno spalmare su minori quantità le ingenti spese sostenute per tutta l’annata e quindi anche l’olio avrà un costo superiore. Senza dimenticare che un olio di qualità locale costa attorno ai 12 euro al litro. Nulla a che vedere con i prodotti industriali ottenuti con olive di qualsiasi provenienza, la cui ragione di esistere sta solo nel prezzo.
La diffusione dell’olivo
Nel Cesenate la presenza dell’olivo è in continuo aumento fin dai primi anni 2000. Ma va ricordato che la coltivazione è presente da centinaia di anni, non a caso vi sono dei frantoi la cui origine risale al medioevo. La coltivazione prevede criteri moderni, anche se la raccolta meccanizzata, e quindi le relative forme di allevamento, non hanno ancora preso piede privilegiando una produzione che punta più sulla qualità che non sulla quantità.
Le date
«Credo che apriremo il frantoio fra il 10 e il 15 ottobre – conclude Celli – e la data precisa dipenderà dall’andamento meteo delle prossime settimane. Raccomandiamo a tutti i coltivatori di continuare a monitorare la presenza degli insetti e di intervenire, con i prodotti ammessi per la lotta biologica o integrata, appena si superano le soglie di tolleranza della pressione di mosca o tignola».