Cesena, nuova "università del cibo": Campus pronto ad accoglierla

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Il presidente della Regione annuncia l’imminente nascita di “un’università del cibo”, con l’Ateneo di Parma come capofila e altri tre coinvolti in Emilia-Romagna, tra cui l’Alma Mater di Bologna, e per il Campus di Cesena e il sistema economico del territorio spunta all’improvviso un’opportunità davvero allettante. Si è ancora nella fase dell’annuncio e i ragionamenti più concreti non si sono ancora ufficialmente aperti in seno all’Università di Bologna, con le sue articolazioni romagnole. Così risulta a Massimo Cicognani, presidente del Campus di Cesena, ed è nelle “stanze dei bottoni” accademiche che dovranno essere fatte le scelte. A partire dalla città dove verrà attivata la novità prospettata. Ma intanto, di fronte all’annuncio fatto da Stefano Bonaccini alla fiera “Cibus” di Parma, il timoniere dell’insediamento universitario cesenate non ha dubbi: fin d’ora «A tempo debito si faranno tutte le valutazioni del caso, ma sicuramente saremmo ben pronti ad accogliere iniziative come quella annunciata dal presidente della Regione, che rientrano nella vocazione sia del nostro Campus, sia del tessuto produttivo locale».

I due punti di forza

Sul primo di questi due fronti, i corsi ormai storici di Scienze e Tecnologie alimentari a Villa Almerici sono un “habitat” ideale per lo sviluppo di un’università incentrata sul food. Tra l’altro, dall’anno accademico in corso la proposta si arricchita con il lancio della laurea triennale in Scienze e Cultura della gastronomia. Per quel che riguarda “l’humus” economico su cui potrebbe affondare le radici questa innovativa offerta universitaria ventilata, il Cesena è, non da oggi, una delle capitali europee del settore agroalimentare, senza dimenticare quello avicolo. Basta pensare a realtà come Orogel e Apofruit da una parte e Amadori dall’altra. Un’eccellenza come la fiera Macfrut, che indipendentemente dal fatto cdi svolgersi a Rimini mantiene il suo cervello a Cesena, è un ulteriore testimone di questa spiccata “anima food”. Per non parlare di una cultura gastronomica diffusa e consolidata sul piano sociale e di un peso dell’occupazione agricola che ha pochi eguali in Italia. Sembrano quindi esserci tutte le carte in regola per “candidarsi” a ospitare la nuova creatura universitaria in fase di gestazione.

Gli spazi

E gli spazi per lezioni, laboratori di ricerca e quant’altro? È un punto importante e, indipendentemente da questa specifica partita, il Campus in fase di completamento all’ex zuccherificio (all’inizio dell’anno accademico 2025-2026 dovrebbe essere pronta anche la nuova sede di Psicologia) funzionerà con una filosofia integrata in grado di rispondere alle esigenze. «L’intenzione è quella di arrivare a un’organizzazione dell’uso delle nostre strutture e degli orari sempre più trasversale - spiega Cicognani - Quando il nuovo Campus sarà finito, anche grazie al progetto di miglioramento della rete per la mobilità ciclopedonale che il Comune sta elaborando, si potrà superare lo schema rigido per cui ogni struttura è riservata esclusivamente a determinati corsi», Una flessibilità che sarebbe utile anche per la futura “università del cibo”, vista la capienza limitata di Villa Almerici.


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