Un nuovo punto di partenza per il dialogo. Così Graziano Gozi, direttore di Confesercenti Ravenna e Cesena commenta le modifiche al disciplinare dell’Igp per la piadina romagnola presentate venerdì a Rimini dal Consorzio di promozione e tutela della piadina romagnola.
Le novità nel disciplinare
Tra le novità presentate c’è infatti anche un allargamento del disciplinare a ingredienti finora esclusi come ad esempio il latte vaccino, il miele di fiori, e l’olio di semi di girasole (purché utilizzato insieme e in quantità inferiore all’olio extravergine d’oliva). È un’apertura che intende andare incontro ai chioschi dove gli impasti sono quasi sempre frutto di declinazioni personali della ricetta base.
Le prime prove di mediazione
La ristrettezza degli ingredienti del disciplinare era uno degli elementi su cui puntava il dito Confesercenti che fu in prima linea nella battaglia di opposizione all’Igp. «A suo tempo ci furono diversi incontri in Regione, che aveva a più riprese giocato un ruolo da mediatore. Noi presentammo una serie di richieste che avevano come finalità quella di includere i chioschi e preservarne la creatività». «A distanza di anni – prosegue Gozi – il Consorzio ha cominciato a cercare un avvicinamento e va dato atto dello sforzo per cercare una mediazione». Qualche prova di dialogo ci fu: «Ci dissero che una volta approvato in sede europea, modificare il disciplinare richiede tempo, e in effetti ne è passato parecchio, ma va dato atto del fatto che delle modifiche sono state fatte e vanno nella direzione che anche noi avevamo indicato».
La distanza rimane
Insomma sono stati fatti passi avanti, ma questi non hanno cancellato del tutto le distanze: «Non lo dico con intento polemico o divisivo – premette Gozi – ma, pur giudicando nel complesso positive le modifiche apportate, questo rimane un igp che non è stato pensato per tutelare la piadina dei chioschi, ma il prodotto industriale. E per noi rimane imprescindibile il fatto che la piadina artigianale preparata da chioschi e ristoranti non possa essere messa sullo stesso piano di quella industriale. Sono due prodotti diversi che non possono essere paragonati. Benvengano quindi queste modifiche che aprono un margine nuovo di dialogo, ma a nostro avviso – conclude Gozi – resta ancora oggi la necessità di distinguere e riconoscere l’unicità del prodotto dei chioschi».