Cesena nei secoli ha avuto tanti terremoti devastanti ed un morto

Archivio

Bisogna risalire al 1483 per scovare negli archivi il terremoto con epicentro nel sottosuolo cesenate di intensità maggiore tra quelli documentati nel corso della storia. Era la prima serata dell’11 agosto di quell’anno quando ci fu una scossa di ben 5.7 gradi. Seminò distruzione, eppure sorprendentemente dalle fonti risulta che in città ci sarebbe stata un’unica vittima, oltre a un ferito grave. A morire sarebbe stato «un prete scomunicato», come riferisce il Fantaguzzi nelle sue cronache, mentre a subire gravi traumi sarebbe stato un tal Ranero di Maschi. Nel citare quell’evento riconosce che in effetti un bilancio così leggero fu «un miracolo», anche se poi si precisa che il sisma ammazzò molte altre persone nel contado, tra cui il vicario ser Foschino Zamarino, travolto sotto le macerie di un palazzo a Roversano. Proprio nelle località periferiche si ebbero le più pesanti distruzioni di fabbricati, ma anche in centro furono colpiti edifici importanti. Fantaguzzi cita in particolare lo sconquasso subito dalla chiesa di San Domenico, ma andò ancora peggio a Santa Maria dei Servi, che nell’immediato non sembrava troppo compromessa e invece «poco dopo cascò tutta». Lesioni gravi furono registrate anche nella chiesa di San Francesco, che era accanto alla Biblioteca Malatestiana, e al duomo. Ma uno degli effetti più strani di quella scossa, menzionati sempre nel “Caos” di Fantaguzzi, è che «tolse l’acqua da quasi tutti i pozzi».

Fare una carrellata di tutti i terremoti che hanno devastato il Cesenate nel corso dei secoli sarebbe un’operazione lunga. Il più forte tra quelli con epicentro all’interno del comprensorio, dopo quello descritto da Fantaguzzi, fu quello del 20 marzo 1911, che ebbe una potenza di 5.1 gradi. Ma per trovare i disastri più sconvolgenti bisogna andare più indietro nel tempo e soffermarsi su episodi sismici con epicentri fuori dal perimetro cesenate. Ha ripercorso quelli dal medioevo all’età moderna, in un libro ricco di informazioni, Eraldo Baldini. Si intitola “L’orribile flagello” ed è stato pubblicato dalla casa editrice “Il Ponte Vecchio”.

Forse quello più cruento si verificò il 10 settembre 1584, verso le ore 19, con epicentro a San Piero in Bagno. Si stima abbia avuto un’intensità attorno a 5.9 gradi. A Bagno di Romagna A Bagno di Romagna fece crollare numerose abitazioni e un convento e danneggiò gravemente il Palazzo del Capitano, rendendolo inabitabile fino al successivo restauro. Secondo quanto riferì un cancelliere di Galeata, vi furono 196 morti, fra cui una trentina tra Bagno di Romagna e San Piero. «A causa delle numerose repliche - racconta Eraldo Baldini - la popolazione dei villaggi colpiti riparò negli orti e in campagna costruendo capanne di legno per prevenire ulteriori crolli». Forse fu anche la causa della frana del Monte Comero che formò il lago di Selvapiana, ad Acquapartita In pianura le conseguenze furono molto meno tragiche, ma sulla costa si verificò un episodio bizzarro: un vento fortissimo simultaneo al terremoto spinse sulla spiaggia di Bellaria una nave di corsari turchi, che poi furono catturati.

Diversi decenni dopo, immense furono le distruzioni causate da una scossa del 22 marzo 1661, a quanto pare con epicentro nella zona sub-appenninica forlivese e con intensità appena sopra i 6 gradi. Fanno impressione soprattutto i crolli a raffica che provocò nei centri abitati più colpiti, dove su su 4.560 case censite se ne ridussero in polvere o divennero inabitabili ben 1.234, cioè più di una su quattro. Scendendo a Cesena, precipitò la torre dell’orologio che si trovava nel palazzo governativo in piazza del Popolo e furono gravemente danneggiate le chiese dei Servi, di San Francesco e di San Zenone. Ma il dettaglio più interessante, e ancora visibile alla Basilica del Monte, fu una reazione legata alla devozione religiosa: il Municipio istituì un’annuale processione di penitenza là e vi fece porre, come ex voto, un quadro commemorativo che raffigura un panorama della città, con la torre dimezzata.

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