Cesena, multa da 7mila euro per una felpa acquistata su Amazon

CESENA. Ha fatto un gesto banale, che quotidianamente compiono milioni di persone: comprare un prodotto su Amazon. Per la precisione, la replica di una felpa “Supreme”. Ma due giorni fa, undici mesi dopo quell’acquisto fatto online, le è stato notificata dalla Guardia di Finanza la contestazione per un’infrazione che la legge punisce con una sanzione amministrativa molto salata: fino a 7.000 euro. Se pagherà entro 60 giorni, la 40enne originaria del Veneto ma residente a Cesena che è la protagonista di questa storia se la potrà cavare sborsando 200 euro. La quota in misura ridotta concessa a chi effettua in tempi rapidi il versamento ammonta a questa cifra, pari al doppio del minimo che la legge prevede per chi compra cose contraffatte.

Caso non isolato
Ma non è questo il punto. La donna è rimasta sconcertata da una vicenda in cui non si sente in alcun modo colpevole. Si è fidata di una piattaforma che tutti conoscono e che ci si aspetta garantisca che quanto viene messo in vendita sia legale. Invece non è stato così. E quanto è successo alla cesenate non sembra un caso isolato. Da quanto le è stato riferito, sarebbero infatti una decina le contestazioni simili fatte dalla Guardia di Finanza di Cesena.

La contestazione
I motivi per cui l’acquirente è stata ritenuta responsabile sono indicati sul verbale steso da una compagnia della Guardia di Finanza nel Bergamasco, dove l’accertamento ha preso forma nell’ambito di un’indagine per reprimete le violazioni in materia di diritti d’autore e brevetti. La tesi è che è stato ordinato online un articolo che, come altri proposti dal venditore, «per qualità, canale di vendita, entità del prezzo, induceva a ritenere che erano state violate le norme in materia di origine e provenienza dei prodotti e in materia di proprietà industriale e pertanto era da ritenersi contraffatto».

L’ingenuità
Nel negozio virtuale su Amazon dove la quarantenne ha notato quella felpa con tasche e cappuccio e il noto brand “Supreme” stampato era indicato in modo esplicito che si trattava di una «replica». E il prezzo, attorno a 30 euro, era conveniente rispetto a quelli della rete commerciale tradizionale, ma non più di altre occasioni che si trovano di tanto in tanto sulla piattaforma di vendite online più famosa del mondo. Tutto questo ha portato la compratrice a non nutrire particolari sospetti.

Rimborso da Amazon
Il suo ragionamento, come quello di altre persone rimaste scottate ma anche della generalità dei clienti, è che dovrebbe essere Amazon a “filtrare” preventivamente la regolarità della merce che commercializza. Quindi l’intenzione è quella di chiedere il rimborso proprio al colosso di Seattle fondato da Bezos. Tra l’altro, le norme prevedono che, oltre alla sanzione pecuniaria, scatti anche il sequestro del bene contraffatto, e cioè in questo caso la felpa, con la prospettiva della confisca.

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