Cesena, monossido dal braciere: intossicati in cinque

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Padre, madre incinta di tre mesi, tre figli in tenera età: hanno rischiato di morire per le esalazioni di monossido di carbonio. Causate da un braciere lasciato acceso in casa per scaldarsi durante la notte.

Se si sono salvati è perché il più piccolo di casa si è sentito male; e palesando ai genitori le sue problematiche ha dato il campanello d’allarme per far scattare i soccorsi.

I genitori non si erano accorti di nulla ed anzi il padre, all’arrivo dei soccorsi in massa, era quasi seccato per quello che ai suoi occhi, sul momento, appariva quasi come un inutile dispiegamento di forze.

L’allarme è scattato attorno alle 23 di due notti fa: non in un ambiente particolarmente degradato o al centro di una storia di povertà. Ma in una palazzina residenziale incastonata a Pievesestina, tra via Salvo D’Acquisto e via Marandola.

Qui, in un condominio, assieme a tante altre famiglie, vivono i coniugi: lui 46 anni la moglie 30enne (ed incinta di 3 mesi) assieme ai figli di 5, 7 ed 8 anni.

In casa, un po’ per questioni di cultura e tradizione (come speso avviene anche nelle zone rurali del sud Italia), un po’ per il caro bollette che sta attanagliando tutte le famiglie cesenati, in serata e prima di coricarsi era stato acceso un braciere, che emanava calore a sufficienza per dare un buon conforto prima di coricarsi sotto le coperte.

L’abitazione è di costruzione relativamente recente. Abbastanza per avere degli infissi robusti a sigillare molto bene l’interno della casa dalle intemperie esterne.

L’insidia però in questo caso non era legata al freddo autunnale, ma alle esalazioni di monossido che hanno iniziato a saturare la casa.

Tutti erano già a letto. Il più piccolo di casa, cinque anni appena, ha iniziato a sentirsi male. Dolori lancinanti di stomaco e mal di testa. Era sveglio e quindi si è lamentato con i suoi genitori. Che non capendo cosa gli stesse succedendo hanno avvisato il 118.

Il personale delle ambulanze, giunto sul posto con due mezzi ed anche l’auto medicalizzata, è normalmente dotato di rilevatore di monossido. Infermieri e medico non avevano ancora finito di ascoltare i sintomi del piccolo e di visitarlo, che il cicalino di “allarme gas” ha iniziato a suonare.

Tutti i componenti della casa sono stati fatti scendere in strada. E sono stati chiamati i vigili del fuoco. Anche i loro strumenti hanno iniziato a suonare a contato con “l’aria” che si respirava all’interno dell’abitazione. Il braciere “incriminato” intanto era stato spostato all’esterno dell’abitazione.

Con la massima urgenza tutti i componenti della famiglia sono stati trasferiti al pronto soccorso del Bufalini. E dal di qui, con particolare premura per la donna incinta e per il bimbo più piccolo, è scattato il trasferimento alla camera iperbarica di Ravenna per ricevere l’ossigeno terapia necessaria a lenire gli effetti dell’intossicazione da monossido.

Ricoverati al Bufalini, i componenti della famigliola sono dovuti tonare anche ieri in camera iperbarica a Ravenna. Per ora restano tutti in ospedale ricoverati: ad eccezione del padre che è stato dimesso.

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