Cesena, maxi sequestro di cannabis light: chiesta l'archiviazione

Cesena

CESENA. “Cannabis light”, sequestri e denunce negli esercizi di tutta la provincia. La Procura di Forlì ha chiesto al Gip di archiviare le accuse nei confronti dei 15 legali rappresentanti delle ditte che erano state colpite alla fine dello scorso anno dai sequestri messi in atto dal Squadra Mobile di Forlì.
Il caso prese vita alla fine dello scorso dicembre. Quando vennero sequestrati 73 chilogrammi di inflorescenze di canapa e ulteriori prodotti, contenuti anche in 5 distributori automatici. Tutto materiale contenente il principio attivo della canapa per un valore di circa un milione di euro, rintracciato in vari punti vendita tra Forlì, Cesena, Cesenatico e Savignano sul Rubicone.
Le denunce erano per detenzione, vendita e commercializzazione di sostanze stupefacenti/psicotrope senza le autorizzazioni ministeriali previste e per la divulgazione e pubblicità all’uso delle stesse.
A disporre l’attività, che aveva visto agire 50 agenti di polizia in esercizi di Forlì (4 e 2 distributori), Cesena (4 e 3 distributori), Cesenatico e Savignano (entrambi con due negozi) era stato il sostituto procuratore Filippo Santangelo che, richiamando quanto disposto dalla Legge 242/2016, aveva emesso il decreto di perquisizione e il successivo sequestro delle infiorescenze della pianta che non avessero subito un processo di lavorazione o trasformazione o che non avessero una finalità ad uso esclusivamente ornamentale.
L’assunto era che la vendita è proibita a prescindere dal valore del Thc (il principio attivo) in esse contenuto, il cui limite è fissato dalla legge nello 0,5%. Ed è proprio la presenza delle infiorescenze (il cui valore sul mercato è attualmente tra i 10 e gli 11 euro) che faceva ricadere il caso nell’ambito della normativa sugli stupefacenti, in forza della quale erano state denunciate 15 persone (tutte difese dagli avvocati Carlo Zaina, Licia Zanetti ed Alessandro Sintucci del foro di Forlì’ e Nicola Capozzoli del foro di Roma).
L’esame dell’accaduto da parte della Procura ha portato nelle ultime settimane all’elaborazione della richiesta di archiviazione.
La motivazione di per se è semplice. All’epoca i sequestri vennero attuati sull’onda emotiva di una legge “griffata” dal ministro dell’interno Matteo Salvini.
Nel corso dei mesi però si è notato come ci sia in realtà una profonda incertezza normativa su questa materia, un confine molto labile tra ciò che è lecito e ciò che non lo è soprattutto in materia di “effetto drogante” della cannabis light con le sezioni unite della Cassazione che non hanno mai indicato in alcun modo un limite invalicabile da superare in un prodotto che, comunque un po’ di Thc lo contiene sempre, ancorché in forma “leggera” e non “dopante”. La Procura, insomma, ritiene di non essere in grado di dimostrare il dolo dei 15 denunciati nella commercializzazione di un prodotto che può apparire come lecito per le leggi in vigore.
Di qui la richiesta di archiviazione per la posizione dei 15 indagati.
Resta comunque (era stata osteggiata anche con dei ricorsi formali) anche con questa richiesta di archiviazione il sequestro dei prodotti eseguito dalla polizia: prodotti che, nelle intenzioni della procura, anche a fronte di un archiviazione dovrebbero essere confiscati per la distruzione.

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