Cesena, maxi frode a fisco e Parmalat: tutti assolti

Archivio

Raggiro al colosso alimentare della Parmalat sull’asse Romagna - Campania - Germania.

Dopo 12 anni di udienze, rinvii e cambi di sede processuale si è chiusa con una assoluzione collettiva la vicenda che vedeva in prima fila tra 30 imputati il cesenate Jean Lucchi. A lui ed a tutti gli altri finiti a processo il colosso dell’industria alimentare chiedeva un maxi risarcimento da 30 milioni di euro.

La sentenza, appena il primo grado malgrado i tanti anni passati dall’indagine della guardia di finanza che portò alle accuse, è stata letta ieri dal presidente Monica Galassi in tribunale a Forlì (giudici a latere del collegio Ilaria Rosati e Marco De Leva). La stragrande maggioranza delle accuse, anche per molte delle altre persone coinvolte, era già uscita dal processo per prescrizione. Per quelle ancora in essere è arrivata un’assoluzione con il secondo comma.

L’accusa era pesante: associazione a delinquere finalizzata a raggirare, danneggiandoli, colossi dell’industria alimentare.

In sostanza la tesi era che tra Cesena e Napoli si lavorasse per acquistare prodotti (prevalentemente a marchio Parmalat) con aziende in Germania riconducibili a Jean Lucchi ed ad altri del gruppo partenopeo degli accusati. Prodotti che non pagavano l’Iva Italiana; e che quindi potevano essere reimmessi sotto costo anche sul mercato italiano.

Dopo l’indagine della Guardia di Finanza di Napoli le aziende tedesche sono fallite. E nei confronti degli imputati erano stati eseguiti anche dei sequestri di beni per “tutelare” la parte civile Parmalat che chiedeva un maxi risarcimento per il danno teoricamente patito grazie ad un sistema che era considerato, quanto meno, di concorrenza sleale nella compravendita delle produzioni a marchio emiliano.

Restavano ancora in piedi (il pm Francesca Rago aveva chiesto la condanna ad un anno) le accuse di evasione delle tasse (tra Iva e Irpef) e di “estero vestizione” delle aziende tedesche che la Procura indicava come in realtà solo fittiziamente estere ma in tutto e per tutto operanti solo per l’Italia.

Jean Lucchi, 56 anni, che era sempre stato indicato come il “dominus” romagnolo del sistema (difeso dall’avvocato Achille Macrelli) è stato assolto anche dalle accuse che non erano prescritte. Così come tutti gli altri attori partenopei della vicenda. Erano pressoché tutti già usciti dal processo per prescrizione gli altri protagonisti romagnoli dell’annoso processo: si tratta di ex dipendenti delle ditte ed autotrasportatori che hanno viaggiato con i camion pieni di prodotti tra i magazzini della Parmalat e la zona di Pozzuoli e un tecnico di computer. I sequestri conservativi chiesti nel tempo sono ora di fatto decaduti. Così come, se non verrà fatto Appello, cadrà nel vuoto anche la mega richiesta di risarcimento avanzata da Parmalat.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui