Cesena, Manuela Teverini scomparsa da 22 anni: nuovo appello all'omicida

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Oggi, 22 anni fa, “spariva nel nulla” Manuela Teverini: la 35enne cesenate che dalla notte tra il 5 ed il 6 aprile del 2000 nessuno ha più visto e per la quale il marito, Costante Alessandri, lo scorso mese di settembre è stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione. «Anche se un po’ di giustizia le è stata data, il pensiero di lei sepolta chissà dove, non ci dà pace e questo è ciò che accade a tutte le famiglie degli scomparsi». A parlare sono i fratelli ed i familiari di Manuela. Che tornano a chiedere al marito della donna, ormai condannato senza possibilità di appello, di dare segnali tali che possano far ritrovare il cadavere della 35enne: sparita lasciando a casa una figlia piccola ormai diventata adulta. «E' stato un femminicidio. Ci hanno confermato ciò che tutti noi, fin da subito, avevamo detto. Per anni abbiamo sperato che, durante le ricerche o anche per caso, venisse ritrovato il corpo di Manuela. A volte ci viene il dubbio atroce che non possa più essere ritrovato forse perché potrebbe essere stato distrutto. Leggendo queste righe, forse qualcuno potrebbe dire o pensare “cosa vogliono ancora questi Teverini”. Una risposta non si può dare, certi malesseri per chi ha perso un familiare in questo modo, si possono capire solo se provati sulla propria pelle e noi non lo auguriamo a nessuno. Ci chiediamo perché il marito, condannato con sentenza definitiva, non dica dove l’ha messa, magari per avere uno sconto della pena... Forse perché il corpo di Manuela è stato veramente distrutto? Di Manuela ci sono rimasti dei ricordi molto belli, sopratutto la sua grande voglia di vivere e le sue risate contagiose. Di lei abbiamo foto che si fermano all’anno 2000 e poi il nulla. Le forze dell’ordine, la magistratura e i nostri avvocati hanno lavorato tanto per arrivare a darle giustizia e a loro vanno i nostri ringraziamenti con tutto il cuore. Ci perdonino se il nostro stato d'animo è ancora così in pena, Manuela non meritava questa fine: per lei e per tutti noi vorremmo almeno una sepoltura dignitosa». La giustizia ha sentenziato che Manuela Teverini fu ammazzata da suo marito Costante Alessandri, con cui conviveva a Capannaguzzo e dal quale intendeva separarsi. Lo ha sancito la Corte di Cassazione, lo scorso 21 settembre, confermando la condanna a 20 anni di reclusione già inflitta dalla Corte d’Appello al marito ora 63enne. Oltre ai 20 anni di reclusione, restano immutate le provvisionali a favore dei familiari: 300.000 euro alla figlia Lisa (che dopo avere vissuto per qualche tempo all’estero, è rientrata da quasi tre anni a Cesena, dove lavora come impiegata in un’azienda); 200.000 euro alla madre di Manuela Teverini, Elsa Belli; 150.000 a ciascuno dei cinque fratelli e sorelle. Soldi e beni di Costante Alessandri e di Manuela Teverini che però al momento sono in stallo. La sentenza della cassazione ancora non è stata pubblicata. Un ritardo insolito, laddove normalmente in qualche mese le carte vengono rese pubbliche e fruibili dai giudici. Allo stato la figlia della donna così non può entrare in possesso dei 40 mila euro circa che erano in banca intestati alla madre e che le spettano. Così come deve attendere per “aggredire” giudizialmente il patrimonio del padre omicida. Sotto forma, in primis, della della casa dove la famiglia viveva prima dell’omicidio. Una metà della quale gli deve arrivare “in lascito” dalla madre morta.

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