Cesena, Lusenti: Bufalini tornato nella normalità pre-Covid ma con tre lezioni da tenere a mente

Cesena

«Firmeremmo di corsa per restare come siamo adesso». Queste poche parole pronunciate da Carlo Lusenti, direttore del presidio ospedaliero di Cesena, Cesenatico e San Piero in Bagno, spiegano in modo efficace la situazione attuale del Bufalini sul fronte Covid. «Siamo tornati alla normalità che avevamo nelle estati del periodo pre-Covid. I pochi ricoveri per contagi vengono gestiti nel reparto Malattie infettive dell’ospedale di Forlì e quelli più gravi, trattati in Rianimazione al Bufalini, sono rarissimi: da alcuni giorni a volte non abbiamo neppure un letto occupato da questi pazienti e altre volte uno soltanto». Così - riferisce un sollevato Lusenti - «già da qualche settimana l’ospedale ha ripreso il suo assetto normale. E pensiamo che così rimarrà almeno fino a metà settembre». Tra l’altro, il ritorno a un regime ordinario è meno complicato rispetto a quanto avvenne dopo la prima ondata, perché «durante la seconda non abbiamo mai sospendere le attività ambulatoriali e quindi non abbiamo arretrati. E anche nell’esecuzione degli interventi chirurgici differibili c’è stato solo qualche piccolo rallentamento». L’incognita per il futuro potrebbero essere le varianti, ma Lusenti su questo aspetto è molto chiaro: «I vaccini stanno dimostrando di fornire protezione anche contro le varianti. Quindi la vera sfida da vincere è mantenere l’attuale ritmo di vaccinazione, che è fortissimo ed è quello fa la differenza nella gestione del Covid». A questo proposito, l’auspicio espresso è che lo capiscano «i quasi 3 milioni di ultrasessantenni che in Italia non si sono ancora vaccinati. Devono capire che, se torneremo sott'acqua, si saprà di chi è la colpa».
Dalla gestione dell’emergenza pandemica, che definisce «un enorme stress-test, fatto pagando un prezzo pesante», Lusenti ha ricavato tre lezioni anche per la sanità in generale: «Abbiamo imparato che ci vuole un po' di ridondanza di personale e di spazi: servono, per capirci, un po’ di riserve in panchina per essere pronti ad affrontare tempestivamente problematiche straordinarie che possono sempre esserci. L’esperienza vissuta ha inoltre confermato l’importanza di essere flessibili, adattabili, capaci di cambiare quando serve: questo punto ha a che fare con un atteggiamento culturale, prima ancora che organizzativo. Infine, il Covid ha evidenziato quanto sia importante la capacità di convivere con l’incertezza e l’imprevisto: non esiste un manuale di istruzione a cui attenersi sempre e comunque».

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